Buon Anno (di Rita Pani)
Mi è così difficile, augurare “Buon anno”! L’augurio è sincero, e lo faccio col cuore a chiunque se lo meriti, ma è come se fosse una menzogna avendo nelle mani poche e palesi certezze. E non oso pensare come starei male se a qualcuno lo augurassi addirittura “felice”.
Avrei potuto forse augurarvi di avere un anno d’amore, ma qualcuno ci ha rubato anche l’ultimo baluardo dei sentimenti. Non ci resta che augurarci, allora, un anno che valga la pena vivere.
Che sia l’anno del risveglio. Che sia l’anno in cui finalmente l’umanità si possa impossessare di noi e recarci ad un’esistenza almeno dignitosa.
Che possa essere l’anno della ripresa della civiltà più che di quella economica, perché è la mancanza della prima ad averci indotto nell’altra.
Che possa essere l’anno in cui gli operai scenderanno dai tetti per riversarsi nelle strade insieme a noi; l’anno in cui si comprenderà che l’unico modo per far abbassare il prezzo della verdura al mercato è lasciarla sui banchi a marcire. L’anno in cui finalmente riusciremo a guardarci negli occhi comprendendo che il potere lo abbiamo noi, che siamo di più, e che se solo volessimo riusciremmo ad imporci a chi fino ad oggi non ha saputo far altro che considerarci “elettori”.
Più che auguri paiono sogni, ma non è poi così strano quando da tanto si ha la sensazione di vivere nell’incubo.
Mi auguro un anno che mi possa far dire, alla fine: “Non è andato poi così male.”
E lo auguro anche a voi.
sabato 6 febbraio 2010
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