sabato 6 febbraio 2010

Calabria: pace fatta tra ndrangheta e stato (10 Gennaio 2010)

Calabria: pace fatta tra ndrangheta e stato (di Rita Pani)

No, non si può davvero imputare a questo governo alcun tipo di lassismo. È il governo dei fatti, e del fare. È il governo dei siffatti. La solerzia del ministro del razzismo maroni, è ammirevole, e dopo i fatti di Rosarno che tanto hanno inorgoglito il popolo padano, capace per una volta di trovarsi a fraternizzare con la ndrangheta calabrese, arrivano le risposte che tutto il popolo aspettava: basta con i cori razzisti allo stadio! Le partite di calcio saranno interrotte alla prima avvisaglia di un coro razzista, appunto, anche se lo stesso ministro ammette: “è difficile distinguere tra il normale sfottò verso la squadra avversaria e la volontà di offendere col razzismo.” Ma sono certa che troveranno il modo o il codicillo per non scontentare nessun tifoso elettore.

Sono molto soddisfatta, non avrei accettato che il nostro paese, in origine tra le culle della civiltà, avesse accettato passivamente che si potesse tornare indietro nei secoli. Un paese ottimista e in ripresa come il nostro, ero certa, non avrebbe tollerato la caccia al negro; non poteva restare impunito il ferimento di tanti innocenti, la repressione della polizia, e la deportazione di esseri umani sfruttati come schiavi fino al giorno prima. Ora i tifosi di calcio ci penseranno due volte prima di fare: “Buuuuu!”

Assistere alla partita di calcio sarà nuovamente una festa, come vivere a Rosarno d’ora in poi sarà nuovamente una Pasqua. Le fabbriche costruite con i finanziamenti della Comunità Europea, mai entrate in funzione e subito abbandonate, senza che nessuno andasse in galera per la ruberia, sono state sgomberate e riportate al loro nulla originario. Gli agrumeti ormai sfruttati attendono di riempirsi nuovamente dei loro frutti per essere lavorati da rosarnesi doc, che a cuor leggero si sentiranno obbligati a ringraziare i loro sfruttatori pagando il pizzo con la loro paghetta da schiavi. Accetteranno di buon grado di mandare i loro figli in campagna a lavorare per un euro l’ora e nemmeno un pugnetto di riso. E se non dovessero accettare di tornare ad essere negri, basterà attendere che cali il silenzio e che nuovi negri tornino in città a prendere il posto di quelli finalmente deportati.

Gioite fratelli calabresi: Rosarno in fondo vi ha salvato. E’ bastato sparare addosso a quattro negri per far tornare la pace tra la ndrangheta e lo stato. In fondo non si poteva pensare di spartire i soldi del ponte sullo stretto con chi ti mette le bombe in città.

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