La morte può (di Rita Pani)
Che strana sensazione leggere i giornali con lo stato d’animo che ho. Per un po’ mi sono sentita aliena in un pianeta nuovo e inesplorato. I morti di Haiti e la pena, i morti di Haiti e la preoccupazione mondiale, i morti di Haiti e la gara sfrenata alla solidarietà. E allora, essendo anche io un po’ morta in questi giorni difficilissimi che vivo, mi sono domandata per l’ennesima volta: “Perché per essere degni di attenzione si deve morire?” Non succede solo ad Haiti, succede ovunque, ma quel che è peggio è assistere all’ostensione dei cadaveri capaci di smuovere i nostri animi, o all’occultamento di altri che potrebbero, al contrario, far ribellare le nostre coscienze. Quindi vanno bene le membra irrigidite dalla polvere e dalla morte di un terremoto, ma non dobbiamo vedere i cadaveri dilaniati dei bambini palestinesi, iracheni, afghani o del Darfur; il corpo incendiato dal rogo in un capannone di una fabbrica, schiacciato da un macchinario.
Perché non occuparsi dell’uomo quando è ancora vivo?
Quando mai abbiamo sentito parlare della situazione haitiana, se non per qualche rivolta e qualche eccidio? Cosa facevano i grandi del mondo per garantire la sopravvivenza dignitosa a milioni di persone che vivevano la fame e la miseria? Ci si immaginava Haiti fatta da belle ragazze con le tette di fuori e i gonnellini di foglie di palma. Ora però ci sono i morti e il mondo reagisce. Vengono esposte le classifiche del torneo di solidarietà, con il listino delle donazioni pubbliche e private; il premio in palio credo sia l’amore del popolo o dei fans
Pensavo alle casette allestite in tutta fretta, a quelle rotonde addobbate d’erbetta nel centro di una strada asfaltata in fretta subito dopo il terremoto in Abruzzo, che tanto lustro hanno dato alla cricca di imprenditori e palazzinari che governando questo stato, non hanno messo un pilastro in una casa dello studente e che hanno costruito un ospedale con mattoni di fango per arricchirsi. Ma poi, quando arriva la morte, si “mette in moto la macchina” della pietà e della solidarietà per chi ha la fortuna di restare vivo. E non è mai tempo di polemiche, e nemmeno si assunzione di responsabilità.
In effetti, a legger bene tra le righe sfocate dei giornali, si comprende che quel tempo non arriverà mai, perché la politica italiana ha una sola priorità: la riforma della giustizia, che giustappunto servirà a garantire il futuro libero e dorato di questa piccola ed esclusiva loggia massonica che è al potere.
sabato 6 febbraio 2010
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