sabato 6 febbraio 2010

Nota personale ... (19 Gennaio 2010)

Nota personale ... (di Rita Pani)



(Sorrido) Esci perché c’è il sole, e perché davvero hai bisogno di un paio di pantaloni. Esci facendo fatica perché hai già letto i giornali che non ti predispongono all’ottimistica visione del futuro. In mente la notizia di una donna – una barbona – gentilmente chiamata clochard, violentata e poi ammazzata a calci e pugni. La fabbrica della Dainese, l’abbigliamento di Valentino Rossi pagato milioni anche per scorreggiare, chiude in Italia lasciando a terra ottanta famiglie, per riaprire in Tunisia. Il localino con la grotta dove ogni tanto ti piaceva portare la tua amica Maria a mangiare gli gnocconi, pensa di chiudere. Poi il racconto della festa di Sant’Antonio, la benedizione di anatre e caprette, cani e gatti, e il pranzo organizzato dalla parrocchia, in un locale niente male immerso nel verde della campagna umbra. Il fedele che a un certo punto, tra un bicchiere di vino e un morso al cinghiale dice al prete: “Don Tiziano, non sarebbe il caso di pensare a organizzare una colletta per Haiti?” E il prete, bergamasco, che risponde: “ non è già tanto che ci pensiamo?”

So che ci devo fare i conti. So che questo è “il mondo” e così chiedo alla mia amica se ora ha compreso perché io non riesca ad avere fiducia nel futuro, lei annuisce ma poi si ribella, utilizzando un po’ di quelle frasi fatte che escono dal cuore, di Dio che chiude le porte e apre i portoni, che fino a che c’è vita c’è speranza. E si prosegue, cercando i pantaloni meno brutti e a miglior prezzo.

Di fronte alla cassa un uomo mi guarda con insistenza, e quando comprende che sono seccata mi si avvicina con gentilezza: “Ma lei è Rita Pani?” Non faccio in tempo a finire di annuire, avvolgendomi di tutto l’imbarazzo che conosco, che il signore mi ha già detto tutto quello che c’era da dire, sulla vita, sul mondo, sulla politica, e persino sul mio viso che sembra più triste di quello della fotografia. Balbetto qualcosa e non so come, l’ex socialista mi dice: “E però Craxi ha pagato per tutti.”

Se ne va l’imbarazzo, se ne va persino il mutismo perché d’impeto provo a fargli un esempio di “uomo che ha pagato”. Graziano Mesina, che si è fatto più di trent’anni di galera a volte colpevole e a volte innocente. Provo a spiegare il senso del termine “pagare”, che davvero a craxi non può appartenere.

“Non ha pagato un cazzo Craxi, semplicemente è scappato, ha vissuto bene il tempo che gli è rimasto, e secondo me ha conservato anche un certo tipo di potere. È pure morto dieci anni fa, e questo lo ha protetto dal dolore che gli avrebbe dato non poter tornare a spartirsi il danaro pubblico, la seggiola in parlamento, i favori di quel re, che ha riempito ancora una volta le istituzioni con i complici di craxi, che se pure l’odore della galera l’hanno sentito, oggi sono tornati tutti ripuliti e riabilitati …”

È cambiato lo sguardo dell’uomo che avevo di fronte. È cambiato così tanto che avrei voluto scusarmi. “Non ci aveva pensato”, ha detto …

Mi spiace, glielo dico ora. La verità è che anche io vorrei vivere l’incantesimo di non guardare oltre la siepe.

(piango un po')

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