mercoledì 17 febbraio 2010

Lettera a Veronica (13 Febbraio 2010)

Lettera a Veronica (di Rita Pani)

Cara Veronica,con un certo stupore sento la necessità di scriverti per esprimerti tutta la mia solidarietà. Non avrei mai pensato di potermi sentire così vicina a te. Ti sono vicina perché anche io, in questo periodo, vivo le tue stesse angosce e i tuoi stessi dolori.Anzi, in un certo senso mi sento anche un po’ più fortunata di te, non avendo messo al mondo dei figli durante questa mia lunga convivenza. Oggi come te, mi troverei costretta a combattere una lunga e costosa battaglia, per assicurare a ognuno di loro l’equa ripartizione dei miei debiti.Sono molto contenta che i giornali tempestivamente ci tengano informati delle tue vicissitudini coniugali, aiutando tutte le donne come noi a cercare di sentirci vicine e unite nella tragedia. Proprio questa mattina, infatti, apprendendo della volontà di quel maiale di tuo marito di portarti via la casa di Macherio, pensavo a te con dispiacere, dal momento che anche io sono stata minacciata un paio di volte d’esser messa fuori da questa casa ammuffita in affitto. Ma poi la sorte mi ha detto bene – almeno una volta – e proprio oggi, il mio coinquilino ha deciso di fare i bagagli e andare incontro a nuove e più allucinanti avventure. La spartizione dei beni è sempre dolorosa, ahimè. Non riesco nemmeno ad immaginarti mentre fai memoria per ricordarti tutto ciò che possedevate in comune. Mi dispiace molto per te, e ancora una volta mi sento fortunata, non possedendo una mazza tranne una Peugeot di 6 anni, valutata 3.800 euro da Quattroruote. A lui andranno i preziosi quadri del Van Gogh de noantri, a me resteranno le icone di Fidel castro e Che Guevara. Non avendo danari per riscattare la mia metà di auto, ho pensato di tenere la parte davanti, che almeno ha il motore.Cara Veronica, non cedere. Tieni duro. Sempre attraverso i giornali (che non ringrazierò mai abbastanza) ho letto che hai chiesto 43 milioni di euro all’anno per gli alimenti, e mi sembra una cifra ragionevole. In questo caso forse tu sei più fortunata di me, che non essendo sposata non ho nulla a pretendere. Sono contenta che tu non ti trovi come me, senza lavoro e senza prospettive. Me lo immagino quel maiale di tuo marito che ti dice: “Ma in tutti questi anni, tu hai lavorato solo un anno e mezzo, che cazzo vuoi?” Loro non hanno idea della fatica che si fa per farli andare alle convention in ordine e con la camicia stirata, e fargli trovare la cena a tavola quando tornano alla sera dal lavoro, e la casa in ordine, fare le conserve di pomodoro … Quindi, mi raccomando, non scordare mai la fatica che hai fatto per dare ordini alle cameriere, e resta ferma nella cifra di 43 milioni di euro.… Peccato, mi stavo anche divertendo a scrivere fino a qui. Fino a quando ho iniziato a rivolgermi al giornalista – parte che poi ho cancellato – per dirgli che forse le storie di tradimento e abbandono da raccontare dovrebbero essere quelle mie e delle tante, tantissime persone come me, a cui dopo aver sacrificato parte dell’esistenza non resta null’altro che il rammarico e la delusione. Avrei detto al giornalista che se si fosse guardato intorno, forse avrebbe compreso quanto ci si possa sentire oltraggiati, sapendo come sappiamo, che mentre c’è chi si domanda se domani mangerà, o per quanto potrà fare dignitosamente ricorso al “soccorso rosso”, c’è chi lotta per spartirsi il danaro sporco accumulato in una vita sporchissima e spesso a spese di tutti noi.

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