Ti ricordi, Pierluigi? (di Rita Pani)
E Berlinguer disse: se la fabbrica sarà occupata, vi sarà il totale appoggio alle decisioni degli operai, con la mobilitazione e il sostegno di tutti gli organismi di partito.
Erano altri tempi, lo so. Era il 1980 e la crisi era mondiale. C’era la crisi del petrolio e la lira forte non consentiva l’esportazione delle auto. In più c’erano i giapponesi “il pericolo giallo” che volevano comprare l’Alfa Sud (non l’auto ridicola, ma tutta la fabbrica) e kossiga gliela voleva dare. Erano altri tempi, con la polizia schierata a protezione dei crumiri e i sindacalisti presi a sassate. Erano tempi in cui il morbo, sebbene già vivo, non aveva ancora incancrenito del tutto le coscienze.
Sembra quasi un racconto da caminetto, da farsi reggendo un bicchiere di vino rosso tra le mani, mentre si attende che siano cotte le castagne. Una cosa di quelle che inizia per “c’era una volta un partito …” C’erano uomini diversi, che erano uomini. A loro interessava poco di essere pettinati e avevano quella passione capace di farli resistere fino a farli morire su un palco, durante un comizio. Sì, si chiamava comizio all’epoca, soltanto dopo il morbo si è iniziato a chiamarli “convention”.
Per quanto democristiano, c’era anche un governo capace di far fuori il suo primo ministro con un solo voto contrario. C’era una sorta di pudore capace di mettere un limite persino alla corruzione delle cose e della morale. C’era persino chi ebbe il coraggio di porci sopra una questione: “La questione morale.”
Eppure è da là che vieni Pierluigi. Vieni da quei tempi e da quei modi. Non solo tu, ma molti di quelli che oggi fanno parte del vostro nuovo partito, così nuovo che tu stesso hai sentito il bisogno di chiamare “giovane”. Io comprendo il difetto di memoria, può essere l’età o il contagio del morbo, ma davvero non pensavo che tale malattia potesse anche condurre alla cecità.
Ti ricordi Pierluigi? (devi per forza perché tu c’eri) L’allora presidente di Confindustria, Guido Carli, gettò nel panico il paese con quella sua frase catastrofista: “La crisi non è finita, è solo all’inizio.” Non ti suona familiare? Non hai come la sensazione di un déjà vu? Perché allora, mi chiedo, tu oggi non sei a Carbonia, in piazza Roma, a dire che “se la fabbrica sarà occupata, vi sarà il totale appoggio alle decisioni degli operai, con la mobilitazione e il sostegno di tutti gli organismi di partito.”
Perché la vostra politica oggi vive di rendita sulle spalle di piccola gente come me e come tanti, che vorrebbero pure dire basta, ma che sentono dentro quella storia che voi avete calpestato. Voi state in disparte – siete giovani – e lasciate che “o’sistema” disintegri sé stesso, disintegrando il paese intero; attendete di vedere che accade, ci lasciate soli in piazza a fare solo rumore, per saltar fuori al momento opportuno, quando l’inevitabile sarà compiuto a dire: “Eccoci qua! Siamo cresciuti.”
E la cosa più triste è sapere che a quel punto ci sarà chi sarà pronto a dire grazie a voi, e non a noi che Resistiamo in vita anche solo per farvi un dispetto.
sabato 6 febbraio 2010
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