Terribile incidente (di Rita Pani)
Sentivo due vecchi raccontare un fatto accaduto qua vicino, ma non so dove. Un uomo ha lasciato la macchina in folle ed è sceso per chiudere il cancello. L’auto si è mossa lungo la discesa e lo ha ucciso. “Una disgrazia” ha detto un uomo all’altro. Un terribile incidente.E si sa, le cose capitano, un incidente, una disgrazia, per fatalità e a volte, persino per involontaria responsabilità dell’uomo.Leggo sui giornali che anche in Afghanistan c’è stato un terribile incidente, per il quale il comandante in capo delle forze alleate di occupazione pacificatrice, McChrystal, si dice profondamente rattristato. Durante un attacco aereo di pacificazione democratica, un convoglio è stato disgraziatamente attaccato uccidendo 33 persone umane, tra le quali anche donne e bambini. Non è colpa di nessuno, sebbene presto sarà avviata un’inchiesta pro forma. La responsabilità della strage accidentale, potrebbe essere imputata al fato. I tre minibus spazzati via dalle bombe intelligenti e pacifiche degli americani, erano sospetti.Il comandante McChrystal, comunque tiene a ribadire che il compito delle forze internazionali di pace, è quello di proteggere la popolazione civile, e che “questi errori” minano la fiducia degli afghani.Ma anche la guerra ormai ci ha addomesticato, forse perché l’abbiamo sempre vissuta come una realtà virtuale, e gli incidenti non si contano più a meno che siano così tragici da non poterne fare a meno. Quando all’inizio ci prospettarono la prima guerra teletrasmessa, le notizie conservavano un po’ di pudore per cui un bambino dilaniato da un ordigno era chiamato “effetto collaterale.” Ancora persisteva quel poco di vergogna rispetto al gesto atroce dell’uomo sull’uomo. Ora che siamo evoluti nella barbarie, ci considerano abbastanza “adulti” da poter far spallucce davanti a un “tragico incidente”.Da quando abbiamo abdicato alla nostra umanità, viviamo tutti un po’ più sereni. Così sereni che non ci verrà più in mente di scendere in piazza per chiedere di non essere complici in guerre d’occupazione. Così sereni da non sentire più l’urgenza di chiedere di vivere in pace. Così sereni che il comandante in capo degli assassini di 33 persone possa essere anche il “Premio Nobel per la Pace.”
giovedì 25 febbraio 2010
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