sabato 6 febbraio 2010

Ricominciamo (11 Gennaio 2010)

Ricominciamo (di Rita Pani)

Le feste sono finite ufficialmente oggi. È il primo lunedì di una completa settimana produttiva, e bisogna tornare al lavoro. Anche il tizio del consiglio torna a Roma, col suo viso ritoccato di fresco e un naso nuovo, nuovo. Subito un vertice urgente a Palazzo Grazioli, “per definire la strategia dei processi”, scrivono le cronache politiche senza nemmeno porsi più il problema della vergogna. Solo qualcuno, ancora non del tutto arreso, persevera nella ormai obsoleta usanza del politichese, utilizzando una forma arcaica ma meno spudorata: “Vertice sulla giustizia a Palazzo Grazioli.”

È l’arroganza di un potere che sa di aver vinto per mancanza di avversari. C’è persino meno accanimento pre elettorale; non c’è nemmeno l’attesa come se – per usare la metafora calcistica a mo’ di testo “Politics for dumb” – la Nazionale italiana dovesse giocare una partita con la Polisportiva F.lli Trombettoni spostamento terra. Oddio, qualche abbozzo permane, ma più per usanza che per necessità. Per esempio il chiacchiericcio sull’immancabile riforma fiscale all’italiana, che equivale alla promessa del sogno delle “due aliquote”, che equivarrebbe all’eliminazione di quella più alta.

Provo sempre molto dispiacere quando mi accingo a scrivere: una volta non era così. Detesto il “si stava meglio quando si stava peggio”, che significa solo e soltanto fallimento. Ma è indiscutibile il fatto che una volta, non era così. Se non altro, in occasione di nuove elezioni, si cambiavano le lampadine ai lampioni, si rifacevano i marciapiedi e si asfaltavano le strade per intero, e non soltanto ci si limitava a tappare in fretta e furia le buche provocate dalle incessanti piogge che si portano via, ogni volta, il bitume scadente utilizzato per risparmiare.

Sono sempre più convinta del fatto che non sarà la volontà politica dei cittadini a liberarci dall’incubo berlusconiano, anzi, oggi sarei più disposta a confidare in un asteroide che prende bene la mira che non in una presa di coscienza. L’alternativa non esiste, e soprattutto l’alternativa non siamo noi – senzienti – confinati nelle nostre nicchie e sputati in faccia, a volte, persino da quelli che dichiarano di essere proprio come noi, se non certe volte anche meglio. Non so nemmeno se abbia senso cercare le responsabilità e attribuirle ai singoli, che tanto non hanno mai dimostrato di volersene far carico, a partire da Occhetto col quale a distanza di tanti anni, sento di avere ancora un conto aperto. So che noi però c’eravamo, quando attoniti abbiamo lasciato che “i nostri” politici ballassero al tempo scandito dal tizio di Arcore. Abbiamo lasciato uccidere il senso della politica, abbiamo colpevolmente continuato a giustificare e seguire i Vendola, i Rizzo, i Diliberto … arrivando ad oggi, giorno in cui, come ho già scritto, l’arroganza del potere viene mostrata chiaramente, con la certezza che il popolo ha ormai fatto il callo allo schiaffo o al calcio in culo. Persino Veltroni col suo “porgilaltraguancismo” non avrebbe mai osato sperare in vittoria più grande.

Dimenticavo … l’ISTAT, che come me non si è ancora innamorato, ci rivela che il nostro potere d’acquisto è calato in un anno del 1,6% (e meno male che ce l’hanno detto, perché sennò non ce ne saremmo accorti). Bersani però non è d’accordo alla riforma fiscale delle due aliquote.

Perdonate se … ma percepisco forte il bisogno di dire:

ANDASSEROTUTTIACAGARE.

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