martedì 29 dicembre 2009

Solidarietà alle “compagne” top model

Solidarietà alle “compagne” top model (di Rita Pani)

Solidarietà alle “compagne” top model impegnate nello sciopero del tacco alto. Oddio, a vedere le scarpe imputate, che da due giorni campeggiano sulla pagina del Corriere della sera, ad esser sincera, avevo pensato che le top model fossero in sciopero perché rifiutavano di indossare quelle porcherie. Ma il problema è assai più serio: si tratta di una ribellione contro un lavoro che si fa sempre più pericoloso, e che ogni anno provoca un considerevole numero di incidenti. No, non sto scherzando [copio] «Finora avevo solo sentito di qualche caso isolato – ha scritto la Huntington – ma è la prima volta che tre top model si mettono d’accordo per protestare contro una cosa del genere. Direi che è molto interessante, perché ci sono già stati tentativi di creare dei sindacati di modelle e questo è il segnale che queste ragazze stanno finalmente prendendo coscienza dei rischi legati alla loro salute e alla loro sicurezza». Inutile dire che l’articolo prosegue, citando anche gli svariati tentativi delle modelle di creare “un sindacato”.

Pensavo all’uomo morto di freddo trovato a Trento dentro una casetta di legno, di quelle esposte nei grandi magazzini di bricolage. È stato identificato grazie alla tessera della CISL che conservava in tasca, benché da due anni avesse perso il lavoro. Mi chiedevo se domani la notizia sarà ancora visibile, come le orripilanti scarpe armadillo, o se sarà sparita come sempre accade quando qualcuno muore dentro un paio di scarponi da lavoro.

Succede sempre così, pressappoco da dopo i morti della Thyssen. In effetti anche il morto più recente Thyssen a Terni è sparito il giorno dopo. E così il morto della vigilia, il morto natalizio. Morti dei quali nemmeno ricordiamo il nome, anche perché nemmeno quelli ci vengono più detti: bastano le iniziali. E se chiedete vi diranno che è per una questione di privacy. La nostra.

La nostra privacy non va intaccata. Nessuno deve essere autorizzato a insinuarsi subdolamente nella nostra tranquillità. Per esempio io non ho avuto beneficio dall’apprendere che un uomo di 54 anni, da due anni disoccupato, questa notte è morto di freddo. Ho provato a guardare alle mia vita, e mi sono resa conto che questo potrebbe capitare anche a me. Non è un bel vivere non potendo costruire il futuro, e per futuro intendo i prossimi due mesi. Se solo dovessi proiettarmi alla vecchiaia, potrei optare per l’eutanasia.

Per fortuna però non sono più catastrofista, e riesco trovare il lato buono delle cose: è assolutamente impossibile – e potrei metterci la mano sul fuoco – che io domani possa cadere e fratturarmi il ginocchio, solo perché ho indossato un paio di scarpe armadillo.

martedi 29 Dicembre 2009

lunedì 28 dicembre 2009

Imbarazzismi

Imbarazzismi (di Rita Pani)

Ma poi c’è stata l’operazione “White Christmas”? Non lo so, e non mi sono nemmeno informata, forse per cullarmi nella convinzione che fosse una trovata propagandistica, di quelle che la furba nomenclatura leghista dà in pasto ai suoi scellerati supporter razzisti, tanto per contentarli un po’ e non farli indugiare nell’osservazione della squallida realtà che ci circonda.

La lega ha avallato la promessa del tizio del consiglio: anche loro giurano che il 2010 sarà l’anno delle riforme. Legittimo impedimento, impunità, abrogazione della Carta Costituzionale per tutti i cittadini. Se ne sente davvero il bisogno. Se lo dice la lega significa che berlusconi ha accettato il loro prezzo. È così che funziona da anni, da quando il padrone comprando i suoi servi ha preso possesso anche delle mura del Parlamento.

La speranza è quella che abbiano mire più elevate dei suoi umili e solerti sindaci; insomma speriamo che il fine ultimo della lega sia quella di farsi annettere dall’Austria e non di sbizzarrire ulteriormente le loro hitleriane fantasie.

Si moltiplica lo zelo degli amministratori locali: si va dall’ormai vetusta proibizione di cucinare kebab nei centri storici, alla costruzioni di mura per isolare i quartieri ghetto, dalla creazione delle classi differenziali nelle scuole al tentativo di abolire i matrimoni misti. Le schedature rientrano ormai nelle usanze democratiche di questo paese, insieme agli autobus galera per il rastrellamento clandestini (e poco importa che a volte si rastrelli anche un medico italiano residuato bellico di residuato bellico abissino). C’è chi si è spinto oltre, proponendo la separazione delle degenze al pronto soccorso, o i parcheggi del centro riservati ai residenti, (che dire bianchi pareva politicamente scorretto).

Sì, mi piace quando in questo paese si parla di riforme, anche perché il ministro delle riforme è bossi, e quindi capirete la mia curiosità originaria: cosa avrà chiesto in cambio dell’impunità del tizio innamorato? Pensando bene alla campagna di indottrinamento cattolico fatto dalla lega con tutta la sua tradizione celtica alle spalle, viene il sospetto che vogliano tanti crocefissi in giro per poterli incendiare durante le serate di barbecue di negro. Cappucci verdi, ovviamente.

Ma io parlo così perché non so amare.

domenica 27 Dicembre 2009

La crisi secondo me ...

La crisi secondo me ... (di Rita Pani)

Dicono che il 2010 sarà un anno nero per l’economia familiare. 596 Euro di spese in più a famiglia, ma per fortuna nessuna nuova tassa. Il governo lo aveva promesso, e il governo del bene e dell’amore che vince sul male e sull’odio, mantiene sempre le sue promesse. Tecnicamente poi è vero: per esempio l’aumento di 35 euro per la TARSU è solo un rincaro di una tassa già esistente, voluta dai precedenti governi di sinistra, ovviamente costituiti dai “partiti delle tasse.”

Aumenti previsti o già messi in essere anche per i treni, gli aerei, l’acqua, il gas, i carburanti, varie tipologie di burocrazia, assicurazioni auto, e anche il canone della RAI, che ovviamente non è una tassa nuova, anzi è una di quelle da abolire mentre governa la sinistra, e da aumentare quando il governo di destra fa un uso strumentale e vergognoso della televisione di stato a fini propagandistici.

Però va tutto bene. Oggi dicevano che a Cortina non si troverà una camera libera fino a dopo la Befana. È segno che la crisi esiste solo nelle nostre menti catastrofiste. È colpa nostra che ci ostiniamo a credere che sia tutta una farsa, e pure ignobile. Poi ci sono sempre quelli che remano contro, e appena uno ha finito di raccontarti delle magiche notti sulle baite di montagna, con la gita in slitta notturna come da tradizione, salta fuori un altro che ti destabilizza dicendo che per questa fine anno, le famiglie resteranno in casa. Se non dicono che questi sabotatori sono comunisti, che senso ha dare questo tipo di notizie, se non quello dell’eversione?

Va tutto bene, e dobbiamo convincercene. Hanno persino inaugurato il ponte sullo stretto – che l’avevano promesso – senza nemmeno aver fatto un progetto definitivo – perché mai non dovremo fidarci? La crisi è nelle nostre teste. Se non fosse così, qualcuno potrebbe spiegarmi perché per spostare un chilometro di ferrovia in Calabria ci vorranno 3 anni e 26 milioni di euro? Vien da sé che se ci fosse stata crisi, quella cifra si sarebbe spesa in modo differente.

La crisi, secondo me, è negli occhi di chi guarda. È normale che se vediamo gli operai in sciopero, o sopra i tetti, o sulle ciminiere, o nei municipi occupati ci viene da pensare che c’è la crisi, mentre se guardassimo a Cortina, alle slitte, e ci lasciassimo coinvolgere al punto di sentirci disperati perché fino alla Befana non ci sarà una stanza libera anche se nemmeno per un momento ci ha sfiorato l’idea di andarci, ci sentiremmo notevolmente meglio.

È che c’è davvero un manipolo di sovversivi che vuole farci del male. Per esempio, se sentiamo parlare di 596 euro e andiamo a guardare dentro il nostro portafoglio, mi pare logico essere assaliti da uno sconforto tale che potrebbe portarci a meditare il suicidio, ma se pensiamo che a Cortina non ci sono stanze … è fatta.

Con quello che avremo risparmiato, ci pagheremo luce e gas.

Facile, no?

sabato 26 Dicembre 2009

sabato 26 dicembre 2009

Un Natale primaverile

Un Natale primaverile (di Rita Pani)

Tutto sommato non è stato un pessimo Natale; lo ha detto anche quel tizio che dopo “l’aggressione di Milano” il clima è cambiato. È cambiato così repentinamente che dalle temperature abbondantemente sotto lo zero si è passati a temperature primaverili, e il disgelo ha alluvionato la Liguria e la Toscana. Ho sempre pensato che il tizio fosse un menagramo, uno così rognoso da spingere gli uomini a grattarsi i testicoli ad ogni sua apparizione. Speriamo la smetta presto di parlare di clima, perché la natura a volte è più pericolosa di uno psicolabile armato di souvenir o di troppo misticismo.

È stato un bel Natale anche per gli operai di molte imprese italiane, che lo hanno vissuto sui tetti delle loro aziende. Una sorta di cena sociale, un’occasione per stare insieme e scambiarsi gli auguri. E visto che il catastrofismo non rende, e che bisogna chiudere le fabbriche dell’odio, gli industriali hanno seguito alla lettera gli insegnamenti del miracolato da Arcore. Lo hanno fatto anche in Umbria alla SGL Carbon. I pochi operai rimasti hanno ricevuto la raccomandata d’auguri puntuale il giorno della vigilia. “Caro amico, con la presente ti informo che sarai collocato in cassa integrazione a partire dal 28/12 p.v. Siamo certi che la qualità della tua vita ne avrà beneficio avendo più tempo da dedicare al riposo e alla famiglia. Con l’occasione ti giungano i nostri migliori auguri di Buon Natale e Felice Anno nuovo.”

Non è stato un Natale da buttar via. Il clima che è cambiato ha favorito la circolazione delle auto in tutto il territorio nazionale, quindi il conseguente incremento del PIL e il turismo. L’Italia vive di turismo e lo sappiamo bene noi che siamo sardi. Ce lo hanno insegnato da piccoli che pagare un gelato 20.000 lire era segno di benessere, come ci hanno insegnato che solo il cemento nelle nostre meravigliose coste ci avrebbe portato la ricchezza di chi gettava il cemento. Il turismo però è fondamentale in tutta Italia, e così l’ENAC ha trovato il modo di garantircene una bella fetta aprendo un contenzioso con Ryan Air, l’unica compagnia che riusciva a far riempire i piccoli agriturismo in Sardegna, persino a Febbraio. Motivo del contendere i documenti d’identità. L’ENAC ha fatto la voce grossa perché la compagnia aerea non riconosceva come documento di identità la tessera della bocciofila. Inaudito. Noi siamo il paese della libertà e della democrazia, ma forse gli irlandesi non lo sapevano, e pretendevano una banale carta d’identità per farci salire a bordo dei loro aerei per voli dai costi ancora accessibili, adducendo come scusa “la sicurezza”. Dilettanti! L’Italia è il paese più sicuro al mondo, ci sono le ronde e i vigili urbani hanno la pistola; inoltre gli aeroporti son blindati, e anche se hai la tessera della bocciofila, non passi il varco del check in con una bottiglietta d’acqua nella borsetta.

Lo so, magari ci sarà qualche malpensante assunto a tempo indeterminato nella fabbrica dell’odio, che penserà che l’ENAC ha voluto così fare fuori il peggior nemico dell’ALITALIA. Ma non fateci caso, è gentaglia come me che non ha avuto in regalo, né ha regalato per Natale, la tessera del partito dell’Ammmore.

Io sono stata proprio felice di questo Natale dal buon clima. Almeno sono riuscita a spegnere i termosifoni per qualche ora. Me lo faccio bastare.

Sabato 26 Dicembre 2009

E allora buon Natale.

E allora buon Natale. (di Rita Pani)

Che sia un buon Natale per tutti, e se avete sentore che così non sarà basta un ansiolitico che ci curi dalla grande depressione. Vinta la crisi, se amate la democrazia e la libertà, regalatevi qualcosa di utile e irrinunciabile: la tessera a punti del PDL. I vostri amici e parenti ve ne saranno grati.

Non è solo un gadget, ma un’ideale e un’opinione che pian piano s’impossesserà di voi rendendovi liberi ed idonei a sognare.

Non scordate di portarla con voi ogni volta che sarete chiamati a votare; per ricevere i punti libertà omaggio, sarà sufficiente mostrarla a uno scrutatore in un seggio elettorale a vostra scelta per ricevere gratis cinque punti libertà. Il concorso a premi è valido in tutto il mondo per le elezioni amministrative nazionali, e in Italia per le regionali, comunali, e per le elezioni dell’amministratore del vostro condominio. Inoltre il fortunato possessore della tessera della libertà numero 1816, avrà diritto a 100 punti extra.

I premi in palio sono tanti, e persino il solo possesso della tessera della libertà potrà garantirvi eccezionali benefici.

Potrete vincere un allargamento della social card col quale vi sarà garantito l’acquisto di pacchetti televisivi mediaset del digitale terrestre, sconti per gli abbonamenti al cinema e allo stadio, facilitazioni di pagamento per l’acquisto di massicce dosi di cocaina, l’accesso ai cataloghi delle puttane più esclusive fino ad oggi riservato ai soli appartenenti alla corte del re. Mostrare la tessera agli agenti della finanza che verranno a visitarvi nelle vostre aziende per gli accertamenti fiscali, garantirà un occhio di riguardo e la facilitazione burocratica per avere accesso allo scudo fiscale.

Regalando la tessera del partito della libertà garantirete ai vostri amici e parenti, l’accesso a un mondo privo di comunismi, magistratura, doveri civici, e qual si voglia limitazione di libertà, soprattutto la più deleteria di tutte: la libertà di pensiero.

… E se questo è il mio augurio di Buon Natale, non so se vorrete quelli che seguiranno per un fantasmagorico nuovo anno …

Rita Pani (APOLIDE buon appetito a tutti … tanto di questo si tratta, no? ;-) )

Oggi alle 13.23

Come il Papa

Come il Papa (di Rita Pani)

Quel tizio amorevole del consiglio ha perdonato il suo aggressore. Nessuno stupore, tutti sapevamo che questo faceva parte del copione. Lo stupore semmai è venuto tra i suoi fedeli, quando ha riposto speranza nei giudici. Ha infatti richiesto una condanna esemplare perché il popolo ricordi che il presidente del consiglio è un’istituzione da difendere. Tra i suoi c’è già chi lo accomuna al Papa. Egli infatti più volte si recò in carcere a trovare il suo attentatore, Agca, e anche lo perdonò senza però che questo alleviasse la pena inflitta dai giudici in un tribunale. Vero, le similitudini sono molte, tranne una: Giovanni Paolo secondo non tentò mai di smantellare il sistema giuridico dello stato italiano.

Sono così tante le incongruenze italiche, che a volte è legittimo restare per un momento interdetti. L’altro giorno a margine di un servizio del telegiornale su un’operazione di mafia, il cronista ha intervistato il magistrato che con il suo lavoro aveva ottenuto un importante risultato. Si trattava del magistrato Antonio Ingroia, lo stesso giudice bersagliato dal telegiornale del regime, col memorabile editoriale del servo minzolini.

Insomma, la magistratura è un bene o un male? Sembra quasi una di quelle domande che spesso leggiamo nei sondaggi dei giornali on line, o quelli ancora più comici che ci regala SKY TG 24. Dare la risposta giusta è difficile. L’italiota però la sa. Lui le sa tutte.

Ci sono giudici per bene e giudici per male; questi sono certi giudici di sinistra, comunisti, pagati da qualcuno per perseguitare berlusconi.

Noi la risposta la sappiamo diversa: ci sono persone che non sono degne di rappresentare lo stato, e non tanto perché possano essere corruttori o mafiosi, ma semplicemente perché a furia di lavorare per tenersi al riparo dalla magistratura che potrebbe rallentare i loro affari, negli anni hanno destabilizzato i poteri della democrazia, ed oggi appaiono ridicoli agli occhi di chi, per fortuna, conserva ancora un po’ di buon senso. Non vedo come possa essere preso sul serio, un tizio che da ormai quindici anni tenta in ogni modo di sfuggire alla giustizia, e che oggi pretenda che essa sia al suo servizio.

Oggi alle 0.25

Cinema d'essai

Cinema d'essai (di Rita Pani)

E ricordatevi compagni, che la Rivoluzione in Italia deve essere prima culturale. È una frase che tra noi – compagni – ci diciamo spesso da anni, persino da quegli anni in cui non era sospetto mostrare una certa passione per la cultura, fosse essa la poesia o un bel film con il dibattito che non seguiva mai, perché mentre passavano i titoli di coda, tutti si era finiti da qualche parte ad infrattarsi. I tempi sono cambiati, e mi secca ammettere una certa nostalgia, come mi secca riconoscere che a parte qualche esempio sconosciuto ai più, l’ultimo cinema culturale di massa, italiano, è in bianco e nero e non per scelta cromatica del regista, ma per raggiunti limiti di età.

L’altro giorno leggevo che il ministro poeta ai beni culturali, servo bondi, ha promosso con riserva l’ultimo “cinepanettone” a film di interesse nazionale culturale. Per intenderci è uno di quei film in perfetto stile berlusconiano, nei quali spesso si possono ammirare anche le ragazze che hanno sostenuto i provini a Villa Certosa, carichi di scorregge, tette, culi, doppi ma anche tripli sensi, corna e chi più ne ha più ne metta. Insomma, se il dine panettone dovesse alla fine avere i requisiti, a breve potremmo ritrovarlo proiettato nelle piccole sale che a morsi difendono la loro sopravvivenza e il diritto di proiettare quello che una volta, e a buon titolo, si chiamava “Cinema d’essai”. Rientrare nel cinema di qualità, tra l’altro, significa anche favorirlo in un periodo di difficoltà evidente per mezzo di molte agevolazioni fiscali, oltre che aprire le porte a qualche premiazione e anche, tal volta, alla ricezione di danaro pubblico. Sembra che uno dei requisiti fondamentali, per accedere alla tutela ministeriale sia anche il responso del botteghino.

Spero davvero che non basti solo quello, e spero – non mi sono informata – che nel cast non ci sia davvero una delle fidanzate del papi, perché sarebbe davvero la fine dato che nonostante la crisi, l’ultima boiata natalizia in soli due giorni ha già guadagnato tre milioni e mezzo di euro.

Quindi, come si diceva tra compagni, iniziare da una rivoluzione culturale non sarebbe poi un’idea così peregrina, e soprattutto ricominciare a parlare di cultura, non dovrebbe essere vissuto “dalla massa” come qualcosa di sconveniente da fare nel chiuso delle proprie mura, per non rischiare di essere beccati da chi potrebbe fraintendere. Parlare di cultura, dovrebbe tornare a essere una cosa piacevole da fare, scordando i retaggi di un ventennio di televisione berlusconiana (sotto egida piduista) che ha stravolto il senso banale delle cose. In fondo avremmo dovuto sospettare da quando per la prima volta provarono a indurci all’ilarità forzata, con quelle risate registrate durante i telefilm o la falsa satira nei programmi confezionati dalle reti berlusconiane. Sapere (essere colti) infatti, può anche provocare cupezza.

Io intanto mi consolo: se il cinepanettone diventerà "cinema d’essai," un giorno o l’altro a me daranno il Nobel.

Lun alle 23.56

E dopo?

E dopo? (di Rita Pani)

Io do una cosa a te, e tu dai una cosa a me. Do ut des. In politica è abbastanza normale. Quindi la lega rende un ministero, e si prende il Veneto. Anche questo è piuttosto normale; è la regola della spartizione del potere all’interno di una coalizione di governo. Quello che risulta essere meno normale, è che le regole della spartizione del potere coinvolgano anche l’opposizione, soprattutto quando l’elargizione appare una sorta di ringraziamento per il favore promesso: io ti do il COPASIR perché tu sei stato tanto buono da esporti pubblicamente, per avallare l’impunità del padrone del consiglio.

Guardando lo scenario politico italiano, l’unica cosa sensata da fare sarebbe la valigia, e invece ci ostiniamo a restare, convinti che prima o poi saremo chiamati, dalle nostre coscienze, a combattere. Combattere si fa per dire, ovviamente, perché le lotte sono da intendersi pacifiche, civili e democratiche. Si deve combattere per cambiare. Provate a dire questa frase a qualcuno e vi sentirete rispondere: “Noi abbiamo il potere delle urne. Col nostro voto potremo cambiare.” Ma è vero? Abbiamo davvero il potere nelle mani, perché possiamo esercitare il nostro diritto al voto?

Pensando alla giunta regionale siciliana verrebbe da ridere. La giunta formata dagli esuli berlusconiani si regge con l’appoggio del PD, e mi piacerebbe sapere quali siano i sentimenti dei cittadini che con abnegazione e persino un po’ di convincimento, sono andati a porre la loro ics sul simbolo della speranza democratica.

Oggi si riparla addirittura di bicamerali, si rispolvera la bozza Violante per le riforme condivise, ci arrivano messaggi di distensione probabilmente per farci scordare gli intenti più volte enunciati dall’emulo del mascellone dalle sue televisioni e dalle piazze. Tutto ovviamente dopo le elezioni regionali, perché la si deve fare sporca ma non poi così evidentemente sporca. Nel frattempo, mentre il tizio del consiglio ci informa proprio ora “che andrà avanti per il bene del paese”, ecco rispuntare gli alleati: Veltroni e D’Alema che si litigano la competenza della politica. Anche in questo caso, l’elettore medio del PD sarà felicissimo di vederli riapparire quando pensava di averli archiviati.

Ma non basta; se avevamo qualche dubbio sul nostro reale potere delle urne, ieri Casini ha detto che il dopo berlusconi c’è già, ed è lui. Che culo! Ho visto che ha coniato una sorta di nuovo slogan, uno dei suoi: “L’estremo centro”. Cosa avrà voluto dire? Che la democrazia cristiana è diventata un partito estremista? O che si colloca all’estremità del centro scivolando da destra a sinistra a seconda di come tira il vento? Difficile dirlo.

Intanto questa mattina con grande sorpresa, ho trovato tra le mie email, l’ennesimo invito alla costituzione di un progetto che guardi a sinistra con la memoria di Gramsci e Berlinguer. Una cosa comunista, insomma, di cui davvero si sentiva il bisogno. Sapete com’è, più siamo e meglio stiamo, e non saremo mai abbastanza. Un po’ come accadde a ridosso della prima catastrofe elettorale e nel giro di due mesi, ricevetti ben 8 inviti a partecipare a 8 costituenti comuniste. In fondo noi siamo maestri dei “mille distinguo”. Sì, siamo tutti comunisti coi però.

Però abbiamo sempre il potere delle urne. Non scordiamolo mai. E abbiamo il grande potere dell’onda viola, dicono; il grande movimento che rivendica a gran voce il suo essere apartitico e apolitico. Non fa una piega, mi pare, no?

A volte ho come l’impressione che la sinistra non sia nemmeno in coma irreversibile. Ho quasi la certezza che qualche bastardo abbia staccato la spina.

Dom alle 12.36

Questa guerra vi è offerta da …

Questa guerra vi è offerta da … (di Rita Pani)

Non so se alla fine, nascosta tra le righe cavillose della finanziaria appena approvata a colpi di fiducia, ci fosse la brillante idea del ministro per la guerra la russa: privatizzare le spese di gestione dell’esercito. Io sono malfidata, e pensando tutto il peggio di questo governo sarei pronta a credere che a breve avremo l’Esercito S.P.A.

Come ogni privatizzazione italiana che si rispetti, nessuna trasparenza e molte imposizioni, a partire dal potere decisionale dello stesso ministro in merito alla spartizione di un intero ministero, e nemmeno uno qualunque. In sintesi, le forze armate italiane – la potente macchina bellica a difesa dello stato – diventerà una società privata e come tale avrà come unico obiettivo il profitto.

Lo scopo ultimo di questa lucida follia è infatti consentire una spesa annuale intorno ai 5 miliardi di euro, senza l’intervento parlamentare, e in più il modo in cui è stata studiata, permetterà di annientare la volontà e il dissenso popolare, attribuendo all’esercito compiti specifici anche nella gestione del settore energetico. Il progetto golpistico infatti, prevede di cedere non solo la gestione delle forze armate, ma di tutto il patrimonio immobiliare che passerebbe ai privati mantenendo le prerogative delle zone militari, nelle quale in piena logica “della casa della libertà” si potrà fare un po’ come cazzo gli pare. Non sappiamo dove mettere una centrale nucleare? Montiamola a Teulada, o al Salto di Quirra. Un termovalorizzatore per cui i cittadini del partito del No protestano? Facciamola nella caserma dei Carabinieri.

Questo ovviamente è solo uno dei pericoli più tangibili dell’ultima geniale trovata per lo smantellamento dello stato, perché come ogni cosa italica, nulla è chiaro e ben definito. Né la composizione del consiglio d’amministrazione dell’Esercito, né quali siano le reali competenze. Quel che è certo è l’utilizzo delle sponsorizzazioni in campo militare. C’è chi già si figura l’utilizzo delle frecce tricolori a scopi pubblicitari, che ne so? Magari le frecce tricolori utilizzate per messaggi pubblicitari da scrivere in cielo; ma perché non marchiare le bombe da lanciare in Afghanistan con: “Questa bomba ti è stata offerta da Divani e Sofà?” Magari le macchine dei Carabinieri potranno utilizzare il display a scorrimento sul tettuccio: “Rallentare… Hai la diarrea? Imodium … Pericolo Incidente … Rallentare … Mangiato pesante?...”

Ironia a parte, mi pare chiaro che ormai il popolo, il paese, la democrazia, la libertà, i diritti e persino i doveri dello stato, siano cose sorpassate. Il paese azienda inizia ad assumere una forma più inquietante di quella che qualunque teoria fantasiosa avrebbe mai potuto immaginare. Sono gli ultimi colpi per lo smantellamento definitivo dello stato. Fare danaro è l’unico scopo di questo governo. Persino gente come Craxi e De Lorenzo appaiono oggi dilettanti ladri di polli, al confronto di questi veri criminali.

Auguri, eh.

Rita Pani (APOLIDE offerta da Beretta salumi e non proiettili)

sabato 19 dicembre 2009

Questa guerra vi è offerta da …

Questa guerra vi è offerta da … (di Rita Pani)

Non so se alla fine, nascosta tra le righe cavillose della finanziaria appena approvata a colpi di fiducia, ci fosse la brillante idea del ministro per la guerra la russa: privatizzare le spese di gestione dell’esercito. Io sono malfidata, e pensando tutto il peggio di questo governo sarei pronta a credere che a breve avremo l’Esercito S.P.A.

Come ogni privatizzazione italiana che si rispetti, nessuna trasparenza e molte imposizioni, a partire dal potere decisionale dello stesso ministro in merito alla spartizione di un intero ministero, e nemmeno uno qualunque. In sintesi, le forze armate italiane – la potente macchina bellica a difesa dello stato – diventerà una società privata e come tale avrà come unico obiettivo il profitto.

Lo scopo ultimo di questa lucida follia è infatti consentire una spesa annuale intorno ai 5 miliardi di euro, senza l’intervento parlamentare, e in più il modo in cui è stata studiata, permetterà di annientare la volontà e il dissenso popolare, attribuendo all’esercito compiti specifici anche nella gestione del settore energetico. Il progetto golpistico infatti, prevede di cedere non solo la gestione delle forze armate, ma di tutto il patrimonio immobiliare che passerebbe ai privati mantenendo le prerogative delle zone militari, nelle quale in piena logica “della casa della libertà” si potrà fare un po’ come cazzo gli pare. Non sappiamo dove mettere una centrale nucleare? Montiamola a Teulada, o al Salto di Quirra. Un termovalorizzatore per cui i cittadini del partito del No protestano? Facciamola nella caserma dei Carabinieri.

Questo ovviamente è solo uno dei pericoli più tangibili dell’ultima geniale trovata per lo smantellamento dello stato, perché come ogni cosa italica, nulla è chiaro e ben definito. Né la composizione del consiglio d’amministrazione dell’Esercito, né quali siano le reali competenze. Quel che è certo è l’utilizzo delle sponsorizzazioni in campo militare. C’è chi già si figura l’utilizzo delle frecce tricolori a scopi pubblicitari, che ne so? Magari le frecce tricolori utilizzate per messaggi pubblicitari da scrivere in cielo; ma perché non marchiare le bombe da lanciare in Afghanistan con: “Questa bomba ti è stata offerta da Divani e Sofà?” Magari le macchine dei Carabinieri potranno utilizzare il display a scorrimento sul tettuccio: “Rallentare… Hai la diarrea? Imodium … Pericolo Incidente … Rallentare … Mangiato pesante?...”

Ironia a parte, mi pare chiaro che ormai il popolo, il paese, la democrazia, la libertà, i diritti e persino i doveri dello stato, siano cose sorpassate. Il paese azienda inizia ad assumere una forma più inquietante di quella che qualunque teoria fantasiosa avrebbe mai potuto immaginare. Sono gli ultimi colpi per lo smantellamento definitivo dello stato. Fare danaro è l’unico scopo di questo governo. Persino gente come Craxi e De Lorenzo appaiono oggi dilettanti ladri di polli, al confronto di questi veri criminali.

Auguri, eh.

Rita Pani (APOLIDE offerta da Beretta salumi e non proiettili)

sabato 19 dicembre 2009

Che Clima?

Che Clima? (di Rita Pani)

So che non sono notizie importanti, ma i capodogli che sono morti la settimana scorsa, spiaggiati sulle coste pugliesi, sono morti per aver ingerito sacchetti di plastica e rifiuti vari. Si parla di “considerevoli quantità”, ma non si spiega quale azione dell’uomo possa aver provocato tale inquinamento. Chissà, forse è solo un piccolo prezzo da pagare per aver risolto l’emergenza rifiuti.

In questi giorni a Copenaghen è in corso il vertice sul clima, e ci tengo a spiegare ai fedeli italioti, che al contrario di quello che si potrebbe pensare, non si discute degli ultimi accadimenti milanesi. In realtà più che di discussione si tratta di chiacchiere in libertà, visto che già dal principio è stata dichiarata dagli stessi partecipanti la totale inutilità del vertice. Anche in questo caso, oltre alla criminalizzazione degli attivisti ambientalisti, resterà ben poco, se non le promesse di grosse elargizioni di danari, e di impegni da rispettare quando ormai tutti i responsabili della catastrofe avranno a loro volta intrapreso il cammino per diventare in futuro, petrolio.

L’Italia è da sempre sensibile al problema ambientale. Anche nel nostro paese infatti, gli ambientalisti rappresentano un problema. E più il governo vira a destra, più i problemi ambientali assumono rilevanza strategica. È una dura lotta quella che si trova a combattere il governo contro il partito del NO. Non si riesce a comprendere perché si debba dire sempre NO a tutto: dagli inceneritori ai gassificatori, dal nucleare all’edificabilità in aree protette, dalla deregolamentazione delle attività venatorie alle navi discarica affondate nei nostri mari, e in fretta dimenticate da un’opinione pubblica sempre più attenta a distrarsi.

A me il termine “opinione pubblica” non piace, sembra qualcosa di astratto, di invisibile. L’opinione pubblica, difficilmente spenderà un paio di minuti del suo tempo a pensare alla farsa di Copenaghen. In fondo lo sappiamo tutti che sono solo chiacchiere, che tanto alla fine … Eppure “il clima” inteso come surriscaldamento del pianeta o l’ambiente, inteso come sconvolgimento ambientale, cementificazione selvaggia, inosservanza delle regole, dovrebbe interessarci parecchio, visto che siamo chiamati ogni tanto a piangere sui morti “voluti dalla natura”; siano essi capodogli o esseri umani sepolti dal fango di un’alluvione.

Ed è anche un sollievo pensare che il problema del surriscaldamento climatico in un certo senso, non ci interessi. Per come ci viene prospettato, sembra quasi un problema più grande di noi, per il quale non siamo esentati da ogni responsabilità. Deleghiamo ai “grandi” sia la discussine che la risoluzione del problema. Noi, nello specifico, abbiamo inviato il ministro dell’ambiente, comproprietaria di alcune industrie chimiche in Sicilia (notoriamente una mano santa per l’ambiente). L’Italia tra l’altro è stata presente a Copenaghen anche con Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, che nemmeno tanto tempo fa si lanciò in una tremenda invettiva contro i limiti imposti dall’ Unione Europea e l’ormai ridicolo trattato di Kyoto.

E invece noi tutti abbiamo grande responsabilità, da quando abbiamo permesso che da semplici esseri umani, ci trasformassero in consumatori.

venerdì 18 dicembre 2009

La povera ricca Italia

La povera ricca Italia (di Rita Pani)

Ci sono piccole grandi soddisfazioni: un leghista arrestato per aver preso una tangente da 230.000 euro è una soddisfazione. Misera forse, ma comunque una soddisfazione. Quasi quanto quella di un azzeccato montaggio di un nastro di notizie che scivolano una via l’altra, e infilano prima le dichiarazioni di bocchino che porge onori e meriti al governo per averci risparmiato dalla crisi e dalla carestia, poi i dati dell’ISTAT sull’occupazione, poi il convegno di BNL dal quale risulta che finalmente gli italiani hanno ripreso a risparmiare, poi quelli del “polso del paese” che spende sempre meno, che mangia sempre meno, che si diverte sempre meno, che si veste sempre meno, che forse a volte respira meno per paura di dover pagare pure l’aria. Son soddisfazioni.

È bello anche notare con quale riguardo ci vengano date certe notizie: per esempio “Mezzo milione di occupati in meno …” Chissà, forse dire che ci sono stati 508.000 disoccupati in più sarebbe stato più evidente, quasi un cazzotto in faccia, e in questo periodo sarebbe stato politicamente scorretto.

Ma come ci hanno fatto sapere oggi, direttamente dall’aula di Montecitorio, per fortuna non abbiamo fatto la fine della Grecia, e la nostra economia tiene. Ho bisogno di ripetermelo, per questo lo scrivo, perché se l’economia è nostra, vuol dire che un po’ è anche mia. Certo la crisi c’è e non lo nega nessuno, ma anche oggi BNL ci ha ripetuto che è stato in fondo anche un bene: io non lo sapevo, non mi ero resa conto, ma sembra che grazie alla crisi gli italiani si siano un po’ spaventati e questo gli abbia portati a diventare più oculati e dediti al risparmio. D’altronde l’aveva detto anche il sindaco di Milano: “La crisi potrebbe anche essere un’occasione.”

Riflettevo su queste cose, su queste notizie che mi venivano fornite così inanellate, e mi sono ricordata che qualcuno disse che per quanto riguarda la crisi c’era in giro troppa informazione, e questo alla lunga avrebbe potuto confonderci le idee.

Non mi ricordo se l’abbia detto tremonti o brunetta, ma questa volta mi sento davvero di concordare. Avendo nelle orecchie il suono dolce “dell’amabile” ministro che ci rassicura, negli occhi le immagini di una donna che cerca tra i banchi il prodotto a minor prezzo e che anche quando l’ha trovato, lo ripone dentro il banco frigo, Abete tutto contento davanti al grafico sulla fiducia che gli italiani hanno sulle banche (e la fiducia è sempre colorata di blu); l’altra voce sull’indebitamento degli italiani possessori anche di più finanziamenti contemporaneamente, e di nuovo i lavoratori di mezza Italia sui tetti e sulle ciminiere…

E’ difficile non restare confusi.

venerdì 18 dicembre 2009

Terrorista

Terrorista (di Rita Pani)

Da un paio di giorni ormai, l’epiteto più gentile che mi si rivolge è “terrorista”. Da ieri, poi, giornata storica che verrà iscritta in lettere d’oro negli annali della Repubblica, come “LA GIORNATA DELL’AMORE” in cui il governo dell’amore ha sdoganato lo stesso epiteto nella sacralità dell’aula parlamentare, per spirito di emulazione, ancora e ancora mi è stato rivolto lo stesso insulto.

Da prima ho sorriso – ma i tempi non erano sospetti – poi mi sono incazzata, ora provo una pena immensa per la massa informe e deforme che popola questo paese di Pulcinella.

Se siete così miserabili da associare il terrorismo alla libertà di pensare e dissentire, il problema non è mio; il problema è vostro ed è grosso come una casa. Anzi come un duomo. State attenti a non farvi fregare, il partito dell’amore potrebbe nascondere in realtà, il partito del sesso dedito alla sodomia.

Vedete, il difetto più grande del vostro re è l’ingordigia. Non ne ha mai abbastanza. Di potere, di danaro, di soddisfazione egocentrica, oltre che l’abbondanza di servi zelanti che spesso non gli rendono l’ottimo servizio che vorrebbero offrire in sacrificio per lui. E non solo quelli prezzolati che ormai tutti siamo abituati ad evitare, ma voi. Voi che avete ceduto per una promessa la vostra stessa dignità. Voi che non avete capito che non basta una croce su un simbolo elettorale per guadagnarsi un pezzetto di impunità. Voi che quando la finanza vi trova con i bilanci contraffatti l’ammenda dovete pagarla, e in cuor vostro vi dite: “Ma come, io ho votato berlusconi.” Voi che allevate le vostre figlie con la speranza che possano arrivare in tempo dentro il letto del re, perché la carriera è la carriera ed è uguale se si fa in TV o in Parlamento.

Ha sbagliato il vostro re a volervi donare il suo sangue, come sacra icona a memoria della malvagità altrui. Quel sangue ostentato, pian piano gli sta tornando indietro, e sarà più grossa la ferita auto inferta di quella procurata dal duomo volante. Chissà, forse se non si fosse abusato, se il dolore di un uomo non fosse stato in qualche modo mercificato ad uso e consumo del suo popolo di servi stolti, anche a noi sarebbe rimasto un minimo di pietà. Ma lui non è di questo che ha bisogno, lui esige di essere assai più che umano. Divino. E le divinità pretendono sempre di essere adorate, e quando non lo sono più diventano vendicative.

Voi che chiamate me terrorista, siete gli alleati di borghezio, cota e gentilini, voi chiamate la vostra radio Padania e con fare bellicoso, ricordate che “avete il ministro dell’interno e quindi potete andare a prendere Tizio o Caio.” Voi siete quelli che vogliono mettere “fuori legge” i partiti che nemmeno fanno parte dell’inesistente opposizione di questa democrazia pro forma, che ormai è l’Italia. Voi siete ormai così persi da non rendervi conto che col vostro zelo adorante state avvallando la limitazione della libertà. Per cosa poi? In nome del vostro ideale e della vostra ideologia? No, perché vi hanno insegnato che perseguire un ideale è cosa obsoleta e inutile. Vi hanno insegnato che l’ideologia è qualcosa di abominevole e da condannare. Vi hanno insegnato che la politica è una fede dogmatica al pari di quella calcistica, e i partiti politici non sono altro che grandi fan club.

Ora chiamatemi pure altre cento volte terrorista, andrà bene così. Per cento volte ancora voi avrete perso la vostra libertà. Io conserverò e lotterò per mantenere l’unico diritto che mi è rimasto: la libertà di pensiero.

mercoledì 16 dicembre 2009

Edizione straordinaria

Edizione straordinaria (di Rita Pani)

A Tartaglia piace Di Pietro. Ecco confermati i sospetti della primissima ora sui veri mandanti occulti del gravissimo attentato, che solo per un caso non ha ucciso il miracolato di Arcore. Si pensa ad un decreto d’urgenza per trasferire l’attentatore a Guantanamo, carcere democratico americano, presso il quale lo psicolabile possa convertirsi all’Islam, e fare i nomi degli altri capi dell’associazione terroristica. Intanto nella notte i ROS hanno terminato gli accertamenti tecnico/scientifici delle altre armi sequestrate all’attentatore nell’immediatezza dell’arresto. Da fonti anonime trapelano i primi risultati, secondo i quali l’arma identificata in precedenza come un crocefisso di resina della lunghezza di trenta centimetri, sia in realtà una mezza luna, lunga un metro e mezzo, in pesante legno massello. Oltre al testimone, che nella giornata di ieri ha riferito agli inquirenti di aver visto un uomo grosso, tarchiato, abbondantemente stempiato, che recava un monogramma sulla camicia “ADP” e che gesticolando ha passato qualcosa all’attentatore, sembra esistere un video che riprende il Tartaglia nell’intimità della cabina elettorale, intento a tracciare una ICS sul simbolo dell’IDV. Si indaga ancora su possibili collegamenti con la banda Travaglio.

mercoledì 16 dicembre 2009

True Blood

True Blood (di Rita Pani)

Per fortuna la vita con me non è stata generosa; ciò mi ha permesso di sviluppare un resistente carapace, ottimo a preservarmi dal facile sconvolgimento. La saga “true blood” iniziata da due giorni, che “non sarà strumentalizzata a fini elettorali” prosegue, e sarebbe facile contrastarla, partecipando alla pubblicazioni di immagini “trendy”. Il teatro di guerra è Internet, e su Internet si combatte esponendo le immagini dei cadaveri di stato, quelli che vanno da Federico Aldovrandi a Stefano Cucchi. Proseguono imperterriti anche gli appelli alla nazione, da parte del Presidente della Repubblica, del governo, dei semplici cittadini, e persino dai lettori di questo mio umile blog. Si cerca il responsabile morale di tanto odio, e tra i sospetti emergono i primi imputati eccellenti: Antonio Di Pietro, Rosi Bindi, e i magistrati, come detto da un esimio appartenente laico e del centrodestra al CSM, poco prima che venisse dato parere sfavorevole all’ennesima legge ad personam, per il presidenti del consiglio.

Questo paese appare ormai centrifugato dalla propaganda. Alla fine del ciclo di rotazione veloce, la gente ne esce priva di ogni capacità di intendere e volere, e così Di Pietro è un fomentatore di masse, Rosi Bindi è più criminale che bella, i giudici antropologicamente diversi dovrebbero stare in galera, mentre si accettano i ministri inquisiti o rinviati a giudizio, cosentino è un dilettante, e chi ragiona e si oppone allo sfacelo con la sola forza delle idee è un sovversivo.

Visto che nessuno ha intenzione di strumentalizzare il gesto di un folle a fini elettorali, si pensa a un mega raduno a Roma per dimostrare l’obbedienza al re: “Porteremo in piazza milioni di persone”, [mica 90.000] “stiamo studiando il modo di censurare la Rete”, “Possibili altri attacchi,” “Far cessare l’istigazione alla violenza”… dice il ministro dell’interni della Padania, forse inconsapevole del fatto che la sua radio, proprio ieri trasmetteva le ipotetiche contro mosse al “vile attentato”, ossia “prendere i ragazzi dei centri sociali e massacrarli di botte per dare un messaggio chiaro al paese.”

Ragionare sulle cose? Impossibile. Base fondamentale del pensiero, è essere in grado di formularne uno per mezzo dell’utilizzo della potenza neuronale del cervello. Mancando il cervello, mancano le basi del pensiero.

E intanto la finanziaria passerà con la fiducia, e per l’ennesima volta il Parlamento Italiano sarà di fatto esautorato. La democrazia è un sogno forse mai del tutto realizzato. La civiltà è rimasta ai tempi degli etruschi, e questa mattina alla Posta sono dovuti intervenire i carabinieri per calmare un omino che, agitando il suo libretto di risparmio, proprio non riusciva a capire come mai, dalla sua pensione mancassero 97 euro. Pensava che qualcuno glieli avesse rubati, perché la televisione aveva detto che le tasse dell’irpef erano diminuite, e che non c’erano nuove tasse, e allora si chiedeva e chiedeva a tutti noi: “Perché non ci sono 100 euro?” Arrotondava per eccesso, centrifugato anche lui.

martedì 15 dicembre 2009

Sarà sangue o pomodoro? Merda o Nutella?

Sarà sangue o pomodoro? Merda o Nutella? (di Rita Pani)

Se vi piace … prestate il fianco.

Io però non ci sto. Perdete pure tempo ad analizzare immagini e fotogrammi, frame to frame, indagate, ipotizzate: era passata di pomodoro o sangue? Lasciatevi ingannare, e come al solito guardate il dito che indica la luna. Non vorrete mica cedere alla tentazione di riappropriarvi della politica, in un frangente come questo? Ma quando mai? Più facile e anche divertente, schierarsi in opposte fazioni delle opposte fazioni. Civili buonisti o incivili e soddisfatti? Grazie ma non fa per me. Rivendico con forza la mia scelta di non essere mai complice.

Non è certo se fosse sangue o pomodoro, il problema. Poteva essere anche l’opera capolavoro di Carlo Rambaldi. Il risultato non cambia: da ieri – e chissà per quanto tempo ancora – siamo bersagliati dalla propaganda di regime, e si rischia di caderci dentro con tutte le scarpe. “Il folle, il miracolato, colui che sprezzante del pericolo si getta fuori della macchina per occuparsi del suo aggressore, l’odio e il perdono, le rassicurazioni: non strumentalizzerà l’attentato a fini propagandistici … e tutte le altre panzane che stanno sparando gli italici giornali igienici.” Perché non sfruttare l’occasione di rispondere a queste baggianate con un minimo di lucidità mentale? Perché pensare stanca e soprattutto non paga. Meglio allora lasciarsi andare alla regola “del nulla”: i gruppi su Facebook a sostegno del folle, tutti pazzi per il Duomo, tutti Scherlock Holmes e soprattutto tutti uniti nel deprecare l’odio e la violenza, l’insano gesto.

Peccato non riuscire ad essere una volta sola intellettualmente onesti, avere il coraggio di dire che l’odio c’è, tanto quanto l’istigazione alla violenza. E non da ieri, ma ormai da anni. Vorrei ricordarvi che il tizio ferito del consiglio, iniziò presto a rispondere al malcontento popolare con epiteti quali “coglioni, pezzenti, maleodoranti.” Vorrei anche ricordarvi frasi di eminenti esponenti di questo governo, tipo: “quelli di sinistra devono andare a morire ammazzati; gli atei europei che non vogliono il crocefisso devono morire.” L’odio è cresciuto rigoglioso, concimato dalla fame che incombe in un paese in cui si vuole a tutti i costi negare l’evidenza degli anziani costretti a frugare tra gli scarti delle verdure al mercato, degli esseri umani costretti ad essere schiavi, e non importa più se bianchi o neri, basta che siano abbastanza poveri da sottostare all’imposizione dei padroni che con la fame altrui diventano sempre più ricchi, sfruttandone il bisogno. Ricordiamoci che la risposta del tizio miserabile del governo, alla domanda di futuro del popolo senza lavoro e alla fame, non è stata: “Dateli le brioches,” ma “sono il più bello, sono il più giovane, sono macho, sono il più ricco, sono un super mand (pure ignorante!), sono il più amato, sono immortale, sono superiore, sono unto dal Signore, la povertà è un invenzione della sinistra, i giudici sono comunisti, i giornalisti sono nipoti di Stalin, sono intoccabile.”

Non è grave il fatto che si possa spaccare la faccia a un premier, è grave che a qualcuno venga in mente di farlo, e poco importa che sia pazzo oppure no. Chi è senza peccato scagli il primo Duomo. Vorrei poter vedere da qui, le mani che si alzano lentamente, in risposta a una semplice domanda: “Quanti di voi, sentendosi umiliati e offesi dalle sue parole, hanno pensato almeno una volta, ora spacco la televisione, e magari si sono limitati a spegnerla?” Ecco, se avete pensato di alzarla quella mano, potete anche smetterla di indagare sul come, e magari potreste utilizzare le energie per tentare di capire e raccontare “perché”.

La fame continua oggi ad avanzare a Termini Imerese, dove i lavoratori FIAT sono ormai certi di perdere il lavoro; sarà sangue o pomodoro? Continuiamo a scambiare la merda con la Nutella, e avranno vinto loro.

Oggi alle 11.14

ATTENTATO

ATTENTATO (di Rita Pani)

Si stanno scrivendo pagine di storia, in Italia, che sono un plagio ridicolo della storia recente. Il dittatore con la mascella prominente, l’attentatore che era un pazzo, un popolo che alla fine avrà così tanta paura e incertezza del domani, che senza nemmeno accorgersi, finirà per radunarsi a Piazza Venezia a gridare Viva Viva.

Se penso che ripulire il cesso da tanto vomito toccherà alle persone di buona volontà, e che a quel punto, venuti via da Piazza Venezia, anche loro si metteranno a festeggiare, mi viene la voglia di stare a guardare fino a vederli strisciare.

È un paese ridicolo in ogni sua forma, da qualunque lato lo guardi, dove persino il gesto di uno squilibrato può essere usato per l’ultimo attacco alla diligenza. Nessun mandante per l’attentato. ATTENTATO? Il povero pazzo era in cura da dieci anni presso un centro di igiene mentale: “Colpa di trasmissioni come Anno Zero che fomentano l’odio.”

C’è un filmato su Youtube, dove si vede un tizio esagitato che sbraita insulti contro il pubblico che lo fischia, che urla disprezzo contro i giudici, che ci manca poco si pulisca il culo con la Costituzione. Non sembra uno molto sano di mente, ma oggi ha trovato nel suo cammino uno più pazzo di lui. Sono cose che capitano.

Ma la politica è un’altra cosa. Una assai distante dalla rappresentazione farsesca che la storia d’Italia ci sta raccontando. In un paese in cui non esiste più alcuna tutela per i più deboli, in cui operai e studenti vengono massacrati dalla polizia, in cui si muore massacrati in carcere, in cui si va in galera per aver rubato da mangiare, in cui si viene licenziati semplicemente quando il ladro di turno smette di pagare gli stipendi, in cui si massacrano impunemente gli omosessuali, in cui gli extracomunitari vengono rinchiusi nei lager, o respinti per essere poi rinchiusi e massacrati nelle carceri approntate in mezzo al deserto, tutto ciò che sa fare la politica, è sfruttare il gesto di uno psicolabile per garantirne un altro, richiedendo con forza leggi speciali.

Spero solo che anche quando dovessero proibire di occupare le piazze, noi troveremo la forza e il coraggio per occuparle di più, come sappiamo fare in modo deciso e pacifico, e senza bisogno di un capobranco che ci indichi il sentiero. Spero che si possa conservare ancora e sempre, l’impeto della nostra dignità di esseri liberi. Liberi veramente, schiavi solo del nostro pensare.

Scritto di getto, per impellenza. Sperando che le istituzioni, quelle di noi cittadini, si prendano cura del folle. Per il pazzo non c’è da preoccuparsi, lui in meno di mezz’ora ha avuto tutta l’assistenza che un comune mortale avrebbe avuto in un anno.

Ieri alle 22.24

Di speranza e miracoli

Di speranza e miracoli (di Rita Pani)

Dice: “Ma tu non lo senti il Natale?”

“Ah, è il Natale quel bruciore? Pensavo fossero emorroidi.”

Inizio male lo so. Da un lato si schiereranno gli estimatori dell’ironia, dall’altra quelli che ormai sono convinti che non ci sia nulla da ridere ma si debba fare la Rivoluzione. Quella vera. Io lo so che il tempo di stare alla finestra è passato ormai da un pezzo, ma non sono poi così sicura che si sia così tanti a pensarla allo stesso modo. E non per colpevole apatia o menefreghismo collettivo. Quel che ci frega è la speranza.

Quella che ci viene data un tanto al chilo dalle voci rassicuranti dei cronisti dei telegiornali.

Oggi è successo anche a me, mentre mi preparavo una tazza di latte per poter poi prendere un Aulin, dall’altra parte della cucina ho percepito la speranza: “Siamo andati in un centro commerciale a misurare la febbre dello shopping.” Non vi dico che sollievo quando gli intervistati dicevano che avrebbero speso dai tre ai cinquecento euro per lo shopping di Natale. E che felicità quando l’inviato speciale, senza mascherina igienica anti contagio, insinuava la sua macchina da presa tra la fila di gente davanti a Mediaworld per l’acquisto di una Play Station “convenientissima”. Una commessa intenta ad arricciare il nastro per una confezione sorrideva: “Noi siamo contenti, perché anche se c’è la crisi la gente non rinuncia, spende … sì sì … spende! Con la conclusione delle parole dell’esperto, non dico che mi sia passato il mal di testa, ma mi sono sentita davvero meglio: lui ha detto che a Natale spenderò 400 euro, come tutti gli italiani. Certo, non mi ha detto dove accidente li prenderò, ma non è detto che siccome è un esperto debba sapere proprio tutto.

La speranza. L’ho trovata nei fischi che hanno impedito al sindaco di Milano di parlare in memoria della strage di Piazza Fontana. Ma era una speranza blanda in confronto a quella che mi ha dato il “severo monito” del Presidente della Repubblica: “Una ricerca della verità costante, che possa condurre a dei risultati.” Questa sì che è speranza! In fondo cosa volete che siano 40 anni se paragonati a un’intera epoca? Non abbiate timore, prima o poi …

E in fine l’unica vera speranza donata a tutti noi: “Un futuro è possibile.” Lo ha detto Casini, svelando il segreto della pozione magica che ci salverà dal fascismo: "Se ci saranno elezioni anticipate le forze democratiche si uniranno per batterlo". E si pensa anche a Fini. La formazione non è ancora data a sapere e nemmeno lo schema; per ora sappiamo che i convocati sono Casini, Fini, Rutelli e Di Pietro. Dietro le quinte si lavora per far firmare il contratto anche a Bersani, il quale non li ha fortemente mandati a fare in culo come avrebbe dovuto fare una persona senziente, ma si è limitato a dire che “sono parole importanti.”

L’Aulin non mi ha fatto effetto. Domani è santa Lucia, patrona dei ciechi che impossibilitata a partecipare farà apparire in sua vece berlusconi a Milano per incontrare il suo popolo non vedente.

Speriamo che qualcuno torni a vedere. Non sarebbe speranza, ma somiglierebbe a un miracolo.

Sab alle 23.03

Compos sui

Compos sui (di Rita Pani)

C’è qualcosa di più triste della lettura dei giornali, al mattino? Sì. La lettura dei giornali esteri dopo le schizofreniche trasferte di quella cosa che ci governa. Quasi tutti scrivono del “simpatico umorista” che non fa più ridere, qualcuno si affida al buon senso dei lettori con un laconico “giudicate voi”, dopo aver riportato, senza nulla aggiungere, le dichiarazioni in merito alla Carta Costituzionale, e la demolizione di parte importante delle Istituzioni.

In Italia, per i giornali italiani intendo, è un po’ diverso. Noi ci siamo abituati. Noi ormai sappiamo che al termine di un pesante affondo contro la magistratura, o contro le basi fondamentali della Democrazia, segue barzelletta. Per fortuna ci sono le dichiarazioni dell’ex Presidente Ciampi, che affida a una locuzione latina l’espressione della sua preoccupazione, sul palese difetto mentale del palluto governante. In Italia si tende a minimizzare, forse in attesa della smentita, forse in attesa del prossimo scandalo che cancellerà la gravità di certe affermazioni fasciste. “Venga il parlamento e chiarisca”.

Ora, di grazia, che c’è da chiarire? Tutto gli si potrà dire, ma non di non essere stato chiaro. E anche per ciò che riguarda la magistratura è sempre stato fin troppo chiaro; in fondo il suo sogno di riforma è sempre stato quello di una sorta di “privatizzazione” della magistratura. Cos’altro sarebbe “l’elezione diretta dei pm, o dei giudici?” Basta fare un semplice rapporto con gli eletti in Parlamento, due casi emblematici su tutti: dell’utri e cosentino; applicando la stessa regola al sistema giudiziario si comprende quale tipo di magistratura vorrebbe per l’Italia.

Sarà davvero un malato mentale? È davvero una persona che ubriaca di potere e megalomania ha perso il senno, o è solamente un arrogante che proprietario del reale potere italiano (il danaro) e spalleggiato dall’altro potere occulto (la mafia) ormai è convinto di essere “l’intoccabile”?

Io a questa domanda non so rispondere. Quel che so però, è che oltre a dargli del pazzo, o a esprimere profondo rammarico e preoccupazione, nessuno ha pensato nemmeno per un attimo di attivarsi attraverso LE ISTITUZIONI, per inquisire l’antipatico buffone per aver attentato alla Costituzione. Nel nostro piccolissimo, con i mezzi a nostra disposizione, proviamo a chiederlo noi, con una petizione on line, al Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione. Servirà a poco? Probabile. Forse servirà solo a dire che non siamo complici, né suoi, né di questo sistema; anche se forse sarebbe meglio dire “o’ sistema”. (Se vi va, firmate e invitate altri a farlo, resto a disposizione per qualunque chiarimento)


PS …

Mentre il popolo italiano attende con divertita curiosità le dichiarazioni di altri due mafiosi, in un processo a un senatore della Repubblica già condannato per concorso esterno ad associazione mafiosa, oggi a Roma e altre città italiane è in corso lo sciopero generale dei lavoratori della Cgil di scuola, università, enti di ricerca e di alta formazione, i dipendenti pubblici dei ministeri, degli enti locali, della sanità e di tutte le funzioni dello stato. Ma non è importante, tanto la crisi in Italia si è risolta grazie all’osservanza di un minuto di silenzio, durante la prima alla Scala.

Ven alle 11.52

Megaloman a Bonn

Megaloman a Bonn (di Rita Pani)

Da Bonn, dove partecipa al congresso del Partito popolare europeo, berlusconi torna ad attaccare i magistrati con toni durissimi. "In Italia succede un fatto particolare di transizione a cui dobbiamo rimediare: la sovranità, dice la Costituzione, appartiene al popolo" e il Parlamento "fa le leggi, ma se queste non piacciono al partito dei giudici questo si rivolge alla Corte Costituzionale" e la Corte "abroga la legge". Dall'altra parte, aggiunge, c'è "una maggioranza coesa e forte, con un premier super". "C'è una sinistra che ha attaccato il presidente del Consiglio su tutti i fronti inventandosi calunnie - dice il cavaliere - Chi crede in me è ancora più convinto. Tutti si dicono: 'Dove si trova uno forte e duro, con le palle come silvio berlusconi?'".

Tutti quanti conosciamo qualcuno un po’ scemo e ignorante, uno smargiasso, arrogante e pregno della sua stupidità. A tutti è capitato, almeno una volta nella vita, di incappare in un tizio così; magari ci si è guardati un po’ di sottecchi compatendolo e ignorandolo. Probabilmente è stata una di quelle occasioni in cui, guardandolo andar via, si è esplosi in una risata esclamando “Pitticcu su calloni!”

Il problema è che le dichiarazioni da esaltato cafone, riportate in corsivo, non sono state rilasciate dall’ultimo coglione che nessuno sa da dove sia uscito, ma da colui che dovrebbe rappresentare l’Italia. Il problema davvero non è più lui, ma tutti coloro che non riescono a comprendere il senso di tali dichiarazioni. Quando con tale arroganza si arriva a dire ad un popolo che le Istituzioni nate per garantire la democrazia, altro non siano che elementi di disturbo per l’uomo solo, il popolo dovrebbe rivoltarsi e non so più se in modo pacifico e colorato.

Il ministro del turismo, che tanto ha fatto per costruire un “logo” che rilanci il turismo in Italia, ha affermato che la manifestazione del No b Day, addirittura in 54 città del mondo, sia stata lesiva per “l’immagine” del paese. Il sospetto colluso con la mafia del consiglio, ha detto che chi
scrive delle inchieste sulla mafia è anti italiano. Un altro ministro insinua che siano stati i magistrati a “pagare” Spatuzza. Il ministro della giustizia, che del funzionamento della magistratura è responsabile, accusa i magistrati di essere non solo comunisti ma anche fancazzisti. Il sindaco di Milano afferma che “la crisi economica può essere un’occasione.” Il sindaco di Roma, resosi conto che quando l’Italia protesta è davvero unita e coesa, proibisce agli studenti di protestare. La polizia ormai impedisce la protesta operaia a suon di manganelli ed arresti. Ci sono giornalisti che sono la vergogna di un’intera categoria, così cretini da pubblicare la notizia dell’arresto di due mafiosi con ben due ore di anticipo dall’arresto effettivo. C’è il sottosegretario al tesoro sul quale pende un mandato d’arresto.

C’è ancora qualche dubbio sul motivo per cui il governo stia demolendo le istituzioni?

Il presidente della Repubblica e quello della camera che più volte hanno dovuto ricordare al presidente del consiglio e ai ministri, che le Istituzioni bisogna rispettarle. E se qualcuno non si accorge del paradosso, non è che sia semplicemente ignorante. È decisamente cretino. Così si capisce che la guerra è persa, perché contro l’ignoranza si può combattere con la conoscenza, contro i cretini è impossibile combattere.

giovedì 10 dicembre 2009

Tre passi indietro: riconosco i meriti del governo.

Tre passi indietro: riconosco i meriti del governo. (di Rita Pani)

Certe volte arriva il momento di fare un passo indietro, e riconoscere i meriti di questo governo. Umilmente lo faccio, anzi, per estrema onestà intellettuale, ne faccio almeno tre.

Il primo è per inchinarmi al progetto nucleare dell’Italia. Commoventi le dichiarazioni di sajola: “se potessi, la centrale nucleare la farei nel mio giardino.” [Porca miseria! Non c’è spazio. Quando si dice, la sfiga.] Siccome ovviamente non è possibile, il ministro ha segretamente trovato chi accontentare, sacrificandosi in prima persona: i soliti fortunati che già da anno convivono con le scorie radioattive mai smaltite, e che bivaccheranno a contatto con le popolazioni dell’alto Lazio fino a totale e naturale esaurimento (sei o sette mila anni), il Veneto e la Sardegna; più precisamente la piana di Oristano. Essendo queste due ultime zone italiche, salde roccaforti del governo di malavitosi, si immaginano già i festeggiamenti delle popolazioni incredule per tanta grazia ricevuta. Ah, quanta genialità: il Polesine col suo rischio alluvioni, e l’oristanese, che dall’alto di un aeroplano appare come un oasi verde nel deserto. Ajo! Oristanesi, dedicate a scajola la prossima Sartiglia. Correte in massa ad Arborea ed osservate il miracolo delle risaie, i campi verdi che ancora si mantengono a dispetto della desertificazione della Marmilla tutta.
Passo indietro con saltello, per lo stato che prenderà in prestito i soldi dei vostri TFR. I soldi di tutti quei fortunati lavoratori che ancora potevano vantarne il possesso, affidati con astuzia all’INPS per non rischiare di vederli evaporare dopo averli sistemati in mano ai privati, come racconta la storia recente. Il governo batte cassa non per investire nel futuro, nella ristrutturazione di un paese non solo economicamente allo sbando, ma solo per coprire la finanziaria inutile del 2010. Finanziare le missioni di guerra democratica, elargire le tangenti alla mafia progettando la più grande bufala degli ultimi 150 anni, chiamata “Ponte sullo stretto”, dare un po’ di soldi alle scuole private, e via discorrendo. Come non riconoscere il merito di questo governo, che così bene ha saputo prendervi per il culo? Tanto di cappello! Volevate meno tasse? Mi pare equo avere anche meno soldi. I vostri.

E per finire, ultimo passo indietro, con saltello inchino e piroetta: “Abruzzo, da gennaio si dovranno ripagare le tasse.” Proprio tutte, persino l’ICI sulle seconde case crollate che ancora mostrano le macerie accatastate. E chi se ne frega se all’Aquila non ci sono più i servizi pubblici perché non c’è più la città? E a chi importa che più di ventimila residenti non siano più censibili all’Aquila, dato che sono stati deportate sulle coste? A chi importa sapere che solo il 40% dell’attività produttiva privata abbia ripreso a funzionare dopo otto mesi, e che quindi non si produca reddito? Bisogna pagare, perché il miracolo televisivo delle case immerse nel verde, hanno risolto il problema e l’emergenza, e quindi tutto è tornato a posto. Anzi, a guardare le fiction di propaganda, si potrebbe addirittura sospettare che nulla di troppo grave sia accaduto.

Avevano promesso sorrisi, sogni e meraviglie. Prima o poi vi sveglierete in lacrime, e comprenderete che invece di un sogno vi hanno regalato un incubo.

mercoledì 9 dicembre 2009

La Piovra su RAI 1

La Piovra su RAI 1 (di Rita Pani)

Da almeno una decina d’anni non compro libri Mondadori. Non compro e non leggo i giornali di proprietà del governo, e controllati dalla propaganda, non guardo le sue televisioni né quelle chiaramente sue, né quelle che ha acquisito a titolo gratuito grazie alla fantomatica “volontà popolare”. Ora, se io ho consapevolmente scelto di non contribuire per quanto possibile al suo arricchimento personale, e di non rendermi complice della sua permanenza al potere, perché mai dovrei continuare a pagargli il pizzo sotto forma di canone?

Leggo sui giornali che un suo affiliato, già condannato a nove anni per concorso esterno ad associazione mafiosa, ieri utilizzando la televisione di stato, ha potuto parlare al popolo per demolire la figura dei collaboratori di giustizia, insinuando che le rivelazioni riguardanti lui, o quello di canale 5 che avrebbero messo il paese in mano alla mafia, sono delle invenzioni per poter usufruire del programma di protezione dei pentiti, uscire dal carcere e trovare un lavoro.

Le parole sono importanti. “Trovare un lavoro” è geniale. Immaginatevi l’italiota disoccupato che sta davanti alla televisione, e sente che un mafioso ha più possibilità di quante ne abbia lui di trovare un lavoro, pensate che ricorderà le dichiarazioni di Spatuzza? Ricorderà di avergli sentito dire quale scelta di vita, presente e futura, abbia fatto? Ma soprattutto: “lo stesso italiota, ha avuto modo di ascoltare per intero le dichiarazioni del collaboratore di giustizia?”

Mi pare di sentire ancora le parole di Salvatore Borsellino, sul palco di Piazza San Giovanni, che con la sua voce rabbiosa ma emozionata, descrivere l’oltraggio che certe facce e certe persone recavano al fratello ucciso dalla mafia, anno dopo anno, durante le commemorazioni in via D’Amelio. Perché non è dato a lui di parlare nella più importante rete televisiva di stato, che tanto si batte per la verità e la giustizia? Se ancora valesse la logica tutta italiana della “trasmissione riparatrice” (quella che venne fatta dopo Report per dar modo a un altro condannato per concorso esterno ad associazione mafiosa, che festeggiò i cinque anni di galera con i cannoli) oggi in televisione dovrebbero starci quelli come Salvatore Borsellino, e sono tanti, che hanno pagato di persona contribuendo al lavoro di “certa magistratura” operosa, che non ha vinto la guerra contro la mafia, ma almeno ha provato con tutte le sue forse a combatterla.
Leggo su Repubblica che gli avvocati parlamentari del padrino del consiglio, rabbiosi e preoccupati dalle dichiarazioni dell’ultimo collaboratore di giustizia, ora pensano a un processo breve anche per i reati di mafia e terrorismo. Il governo che già tanto ha fatto PER la mafia, non ultima la possibilità di riprendersi i propri beni sequestrati, attraverso la vendita ai comuni (perché anche in molti comuni c’è la mafia), farà anche questo. L’ultimo schiaffo ad un intero popolo, solo ed esclusivamente per preservare la megalomania di un tizio che comunque in galera non ci andrebbe mai. Infatti sfugge a tutti, sognatori compresi, che ormai alla sua veneranda età e grazie a una delle primissime merdose leggi spudoratamente “ad personam” la sua detenzione resterà solo oggetto da film. È la legge ex Cirielli.

martedì 8 dicembre 2009

A Viareggio è esploso un treno

A Viareggio è esploso un treno (di Rita Pani)

… Mia nonna è morta dopo che le ho spiegato che all’Aquila lei non ci sarebbe più tornata e dopo che le ho fatto vedere le foto del suo balcone posato ancora sopra quel che resta della mia auto … (da una email)

Se ne parla sempre meno, e sempre più persone restano convinte che l’emergenza aquilana sia finita. Per molti, per troppi, il terremoto è l’Aquila, con le sue case immerse nel verde, i parchi gioco, i campetti di calcio, le tende degli appartamenti tutte uguali che fanno eleganza. A chi è convinto che tutto sia a posto, puoi anche mostrare le foto di quelle brutture architettoniche, che in mezzo al nulla di una campagna incolta, sembrano sguazzare nel fango. Ti dirà al massimo: “Almeno hanno tutti una casa.” Potrai provare a spiegare che in troppi vivono in un albergo, che troppi sono stati deportati a centinaia di chilometri dalla loro vita, o dentro una caserma, o nei container approntati in ritardo e dei quali non si è mai parlato; non servirà a nulla lo sforzo contro il convincimento ottenuto con la propaganda.

E il modello di propaganda dell’Aquila è servito anche in altre nefaste occasioni italiche, prime fra tutte l’esplosione del treno a Viareggio alla fine di Giungo. Si avevano ancora in mente le immagini del fuoco, i racconti della gente con i piedi ustionati per essere fuggita in ciabatte sull’asfalto liquefatto, quando si sentì la facile promessa: “faremo come all’Aquila.” Poi le cose vennero a galla, si seppe per esempio che il treno merci che non avrebbe dovuto viaggiare, trasportava il gas per l’Aversana Petroli, di proprietà del sottosegretario Nicola O’americano (quel cosentino sospettato di camorra), ma vennero frettolosamente ricoperte dalla valanga di scandali, proclami razzisti, minchiate di brunetta, inutili per il paese ma utilissime per il governo. Il tizio si guardò bene dal tornare a Viareggio, e soprattutto si guardò bene dal lasciar tornare alla memoria del suo popolo il disastroso accadimento. Tuttavia è sempre pronto a presentarsi nei pressi dell’Aquila, anche quando un privato cittadino si accinge a fare la gettata di cemento, a sue spese, sul tetto di casa sua.

Poi vennero i morti di Messina, e si recitò ormai a memoria lo stesso copione: faremo come all’Aquila.

Oggi dalla finanziaria riscritta col peggiore dei metodi fascisti, sono spariti gli stanziamenti per la ricostruzione a Viareggio. Pare che per il governo il problema sia locale. E c’è di più: secondo i giuristi, se si dovesse approvare la nuova regola salva premier del processo breve, nessuno mai pagherà per la strage viareggina.

E Messina? No, nemmeno la città siciliana si avvicina al modello Aquilano, niente fondi stanziati e un migliaio di persone senza casa. Molte promesse ed anche questa volta emendamenti cancellati. Niente soldi e qualche dubbio su quelli stanziati nell’immediatezza dell’evento. Dubbi che bertolaso provò a fugare quando qualche tempo fa disse (pressappoco) che in fondo, anche la mafia aveva a cuore le sorti del proprio territorio e che quindi …

Tuttavia, nell’animo dell’italiota medio, questi due accadimenti appaiono del tutto slegati dal fantasmagorico miracolo abruzzese: interrogato, nel primo caso vi dirà: “I morti di Viareggio? Quella dove è esploso un treno?”. Nel secondo andrà anche peggio: “A Messina sono morti per colpa loro, mica era un terremoto!”

lunedì 7 dicembre 2009

La mafia non esiste, ma anche sì

La mafia non esiste, ma anche sì (di Rita Pani)

E si gridava “Fuori la mafia dallo stato.” Quale mafia? La mafia non esiste, disse un giorno il tizio più colluso degli ultimi 150 anni. Dopo venne un altro signore, che si chiamava lunardi. Era un imprenditore, uno di quelli che aveva le macchine per fare le gallerie. Lo fecero ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Venne l’epoca così delle gallerie, delle montagne da perforare, del territorio da violentare. Lui lo sapeva che la mafia c’era, infatti un giorno ebbe a dire che “con la mafia bisognava conviverci.”Anche il tizio colluso dovette ricredersi: la mafia – forse – esiste. Ma solo un po’ e non è poi così male. Aveva anche provato a spiegarlo al suo popolo, quello diverso dal nostro, stando seduto davanti a una delle sue telecamere: aveva detto che in fondo gli ambientalisti erano peggiori dei mafiosi. Erano loro i veri criminali, perché col loro no, impedivano lo sviluppo del paese, mentre i mafiosi almeno lasciavano lavorare.

Purtroppo però, la storia è difficile da mandare a memoria perché non la sia apprende più dai libri di testo. Ormai la storia si chiama fiction, e te la racconta la televisione, riveduta e corretta a seconda di chi dà l’ordine di erudire il telespettatore. Quando qualcuno si azzarda a “farla” la storia, e qualche altro si affanna a scriverla, ecco che parte la macchina della propaganda, a sbanchettare, camuffare, correggere e censurare.

Spatuzza testimonia a un processo contro un senatore della Repubblica? No. Spatuzza sputtana l’Italia, e per forza di cose, se credi a Spatuzza sei un anti italiano. E non basta. Se fai parte di quel popolo libero, che non appartiene al tizio della cupola del consiglio, e decidi di andare in piazza per gridare tutta la tua rabbia rischiando di godere di cinque minuti di visibilità, la macchina della propaganda si fa più audace e decisa, così che, mentre tu sei là, e ancora cerchi di orientarti in mezzo a una calca che ti sorprende, la televisione annuncia che due mafiosi di grosso calibro sono appena stati arrestati, e che ormai la guerra alla mafia – che forse esiste o forse no – è quasi vinta. Così, anziché sentirsi maggiormente oltraggiati, supponendo che questi bastardi da tempo lasciassero liberi due mafiosi, tenendoli al sicuro come jolly da calare in una partita di carte, in tanti elaboreranno il risultato dell’equazione: “Visto? La più bella risposta alle calunnie.”

E mentre sei ancora là, sempre schiacciato dalla folla, e cerchi un piccolo spazio libero per fermarti, godere della vista e riposare un momento prima di continuare, la propaganda vola a Torino, perché il super treno, super veloce sta per fare il suo primo viaggio, recando a bordo il padrino e i suoi picciotti anche padani. Tagli di nastri, strette di mano. Tanti applausi, qualche fischio. Qualche? E allora che sia. Se vi piace la storia per immagini, e non avete voglia di leggerla, andate a studiarla su You tube.

domenica 6 dicembre 2009

Ora però, Bersani, sputa pure i peli.

Ora però, Bersani, sputa pure i peli. (di Rita Pani)

La questura dice 90.000. Può farlo perché “La questura” è così generico da non aver faccia. La Questura non è un tizio che presta il suo viso per elargire una tale minchiata pubblicamente, rischiando di essere deriso per sei mesi di fila. Forse non eravamo nemmeno un milione, ma sicuramente più di 500 mila. Non c’è bisogno di contarsi uno per uno, basta sapere che quando arrivi davanti all’obelisco e non puoi proseguire, se tagliare di lato, ne aggirare la folla la piazza è piena. Te ne accorgi quando stai tra il muro e il palco che nemmeno vedi, e inizi a pensare a come fare per arrivare giù fino all’arco, fino alla COIN, fino alla metro. Lo sai, quanti siamo, quando tu stai già andando via e gli amici ti chiamano per dirti che finalmente stanno arrivando.

Io c’ero, e non voglio entrare ancora una volta nel merito. Io c’ero lo dico a chi non c’era e avrebbe dovuto esserci, e forse per tutta la sera ha continuato a mangiarsi le palle, capendo che probabilmente in modo più chiaro avrebbe dovuto dire ai suoi: “Andiamo!”

Una cosa però voglio dirla, con i piedi ancora gonfi, e la stanchezza addosso: “spero che si inizi a riflettere sulla partecipazione attiva alla non-politica. Spero che si riesca finalmente a spiegare che oggi è stata una giornata importante PER la politica. Spero che la memoria non vi sia fallace. Ricordate che già una volta questa Italia volle, fortissimamente volle, un NON politico alla guida del paese. Quel tizio è silvio berlusconi.

sabato 5 dicembre 2009

La diretta

La diretta (di Rita Pani)

(Yes Spatuzza Day)

Scrivo romanzi. Intreccio fili. Certe volte, mentre scrivo, allungo lo sguardo fino a perderlo, cercando lontano le movenze dei miei personaggi. Devo riuscire a vederla bene, quella giovane donna che si muove tra la folla, l’uomo con la barba che fuma un sigaro o la pipa. Devo riuscire ad essere là, nella piazza che sto de-scrivendo, come se potessi vivere l’immagine che mi accingo a raccontare. Per fortuna i miei romanzi li scrivo in questa Italia, così varia e surreale che giorno dopo giorno mi diventa alimento e veleno. Le idee, insomma, non mancheranno mai.

Giorno 4, diretta streaming. Repubblica: la diretta. Il Corriere: la diretta. L’Unità: segui la diretta su Radio Radicale … e molti altri siti per vivere la storia, in quest’era multimediale

Qual è l’evento che in questa mattina piovosa prende il posto di un derby calcistico, al quale nessuno mai vorrebbe mancare? L’elezione dell’Imperatore? Lo scoppio della terza guerra mondiale? La firma della pace perenne? La vittoria del bene sul male? No. Un pentito di mafia dal bizzarro soprannome, u tigusu, che testimonierà al processo d’appello per associazione esterna alla mafia, di un senatore della Repubblica italiana, già condannato a 9 anni in primo grado. C’è attesa, perché forse davanti ai giudici parlerà anche del presidente del consiglio. Ora che scrivo – sono passate da poco le 11 del mattino – la diretta è già iniziata e riporta le frasi del senatore: 10.55 “Spatuzza ha interessa a buttare giù il governo che gli lotta contro.” Può dirlo. È un suo diritto. Il senatore della Repubblica, facente parte della maggioranza di governo, condannato a 9 anni per collusione con la mafia, può dirlo. In fondo Spatuzza nelle sue rivelazioni ha indicato dell'utri e berlusconi come i referenti politici delle stragi di mafia del 1993. L’imputato ha diritto alla difesa.

Giorno 5, No b Day.
Il popolo scende in piazza per chiedere le dimissioni del presidente del consiglio, sotto lo sguardo attento di opinionisti e politologi, di maggioranza e opposizione. Qualche cittadino, forse, nemmeno lo saprà mai, ma noi ci saremo. Se ne parla, si sviscerano le tesi a favore e quelle contro, si fanno previsioni si tirano anticipatamente le somme: sarà una festa! Siamo incazzati. Nessun colore tranne il viola. Io porto i miei colori. Io opto per un beige neutrale, io vado perché basta.

Io andrò anche perché oggi l’Italia che possiede la fortuna di Internet, di tanto in tanto cliccherà su una di quelle dirette. Io andrò per la vergogna che provo ad essere scambiata “per un italiana”.

Io andrò perché ritengo questo governo reo di appropriazione indebita di beni assai più lussuosi dei danari. Ci hanno rubato nel corso degli anni, il senso di parole quali “libertà, democrazia e popolo.” Hanno violentato così a lungo queste tre parole, che oggi persino l’ultimo degli imbecilli le usa nelle sue accezioni più ignobili: la libertà è quella di delinquere restando impuniti, la democrazia è una sorta di servile obbedienza al danaro del padrone e al potere che egli stesso distribuisce ai suoi accoliti; il popolo – che schifo – è quello che teoricamente ha autorizzato la comune delinquenza a governare e legiferare in modo tale che si potesse continuare a delinquere senza timore di pena.

E per favore la smettano gli esimi politologi di affannarsi a spiegare che “comunque” nessuno si dimetterà il 6 Dicembre. Sappiamo bene che non è questo il modo costituzionale, sappiamo bene che come “popolo” non abbiamo alcun titolo per rivendicare alcun che. Non siamo così imbecilli da credere alla favola di un presidente del consiglio che si dimette dopo che glielo ha chiesto il popolo, quando non si è dimesso dopo aver visto il suo nome accostato alle stragi del 1993.

… E siccome scrivo romanzi, punterò lo sguardo lontano, a cercare le movenze di un popolo, uno vero, che finalmente ha compreso che non è più tempo di bandierine e feste colorate, e che ormai è giunto il tempo dei forconi.

venerdì 4 dicembre 2009

Happy Days

Happy Days (di Rita Pani)


Quali affari abbiano portato il tizio del consiglio a far visita a Lukashenko lo spiegava farina, nome in codice Betulla, giornalista radiato dall’albo, agente segreto de noantri, sul giornale dei dossier segreti e dei volantini delle BR autoprodotti di proprietà del tizio criminale del consiglio, di ieri: “Nuove e memorabili rivelazioni del KGB in merito ai comunisti.” Se già ci aveva fatto ridere immaginare Prodi con impermeabile e occhiali da sole, avvolto nelle fumose nebbie di una città qualunque, intento a spiare chissà quali accadimenti nascosto da un giornale con due buchi, prepariamoci a queste nuove rivelazioni. Non escludo che sia ora il tempo Napolitano – il migliorista amico degli USA – che con tutti i capelli in testa e i calzoni corti, dà ordini in russo mentre si massacrano gli eroici alpini italiani rinchiusi nelle carceri siberiane, e si catechizzano al comunismo da riportare a casa.

Sembra satira, ma non lo è. In effetti dovremmo tenerci pronti anche allo scandalo sessuale riguardante Gianfranco Fini, già promesso e poi accantonato, sempre dallo stesso organo di propaganda del governo. Roba vecchia dicono, ma sempre attuale. Se vogliamo anche più attuale della piccola speranza di una ripresa economica che ci hanno dato gli ultimi tre morti ammazzati e tre feriti gravi dal lavoro, degli ultimi due giorni.

Il problema è che la prima settimana di Dicembre si rivela incalzante per i problemi reali dell’Italia, e il governo del fare lavora meglio quando è sotto pressione. È iniziata con le dichiarazioni rubate a Fini con un microfono dimenticato aperto, e proseguiranno con due “days” di pericolosa gravità: il 4 lo Spatuzza Day, e il 5 il No b Day. Happy Days.

Si dimetterà il 6 allora? No. Dal 6 si inizieranno a minare ancora di più le istituzioni italiane, già belle che traballanti. Magari molto verrà dai fantomatici archivi generosamente offerti in dono da Lukashenko, (quanto abbiamo sborsato alla Bielorussia per la complicità in questa ennesima farsa?) il pericolo comunista tornerà ad inondare le case degli italioti informati dai servi del potere, ma non escludo anche che si torni a parlare delle abitudini fasciste di Gianfranco Fini, magari scoperto mentre amoreggiava con una profuga abissina di 87 anni, mentre canta “Faccetta nera”. Le connivenze con i catto/islamici/comunisti per la rivoluzione di Stalin & Allah, e soprattutto “la certa, anche se piccola, ma comunque attiva, parte della magistratura di sinistra”, faranno il resto.

Tutto resterà fermo nel vorticoso movimento del nulla.

giovedì 3 dicembre 2009

Gianfranco bomba atomica.

Gianfranco bomba atomica. (di Rita Pani)


Siamo alla follia. La politica italiana ormai, farebbe fare la figura di idiota anche a Orwell. Questa mattina persino i Compagni si sperticano ammirando il presidente della Camera, condividendo appieno le dichiarazioni non rilasciate alla stampa, ma r u b a t e dalla stampa. “Bravo fini! Forza fini! Sei tutti noi.” E persino un miserevole: “Meno male che Gianfranco c’è.” Io, sinteticamente, mi domando: “Vi siete fritti l’ultimo neurone?”

Abbiamo sentito il presidente della Camera chiacchierare con un Procuratore della Repubblica, sulle dichiarazioni di un pentito di mafia che tira in ballo un partito politico che governa l’Italia. L’abbiamo sentito ridacchiare mentre raccontava la follia megalomane di un criminale comune. Lo abbiamo sentito sperare nell’operato ineccepibile della magistratura che avrebbe potuto tirare una bomba atomica nei confronti di chi ha in mano il destino del paese. “Sei tutti noi?” [Trascrizione su Repubblica]

Forse davvero si è perso il senso delle cose, e forse la situazione è più preoccupante di quanto possa sembrare. Quella voce non era la mia, o la tua. Non era il mio amico un po’ fatto di birra che a termine di una allegra serata tra amici, si lascia andare a fantasie che iniziato sempre con un divertito: “Te lo immagini se …” Era la voce del presidente della camera, che al tavolo di un convegno dedicato a Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia, parlava delle indagini su un presunto colluso che governa uno stato europeo.

Questa mattina, in Italia, non è successo nulla. Nessuno si è dimesso o tantomeno abbiamo un governo dimissionario. C’è capezzone però, che da ieri spiega una cosa interessante, ovvero ricorda a fini che durante una riunione dell’ufficio politico del pdl si era arrivati a una linea condivisa sul “problema giustizia”: “la magistratura è un covo di criminali eversivi comunisti che tenta di destabilizzare il governo.” E proprio per essere fedeli alla linea condivisa dal partito, ci sono le dichiarazioni del tizio presidente: “fini vattene!”

Se questa non è follia, io davvero non so cos’altro potrebbe essere. Questa gente non mi rappresenta, né il governo, né la falsa opposizione. Nessuno che continui a stare seduto nelle istituzioni di un paese governato palesemente da criminali, può rappresentarmi. Nessuna persona onesta può continuare a fingere di restare in Parlamento a mio nome, per difendere i miei interessi. Se una persona fosse onesta, non sarebbe complice di questo Stato.

mercoledì 2 dicembre 2009

Croce ed elmetto, imbecille perfetto.

Croce ed elmetto, imbecille perfetto. (di Rita Pani)

Dai! Dai! Facciamolo anche noi il referendum sui minareti! Che aspettiamo? Forza, gente, sveglia! Mettiamo la croce sul tricolore! Perché non osare di più? La croce e l’elmetto cornuto, simbolo di questa nuova Italia cattolico/celtica nella quale ogni montanaro potrà sposare la sua mucca ma con rito di Santa Romana Chiesa. O cacchio! Romana?

[cito/copio] “ … ci mancano solo gli appestati musulmani.”

Ebbene sì. Io ho un tale che mi scrive insulti quasi tutti i giorni, credo che prima o poi ne farò un libercolo; una sorta di breviario, una “summa” delle perle del pirla, che questa volta è partito lancia in resta alla difesa del sacro suolo italico, confondendo il minareto col lazzaretto.

Io rido. Sono colpevole, lo so che non ci sarebbe nulla da ridere, so anche che a breve qualcuno potrebbe proporre la chiusura delle sinagoghe, la deportazione dei testimoni di Geova, il rogo dei buddisti, brandendo una spranga con una mano e il crocefisso con l’altra, ma è più forte di me. Io me li figuro la domenica mattina, mentre si levano l’elmetto cornuto per entrare in chiesa. Mi sembra di vedere Gesù Cristo che passeggia avanti e indietro su una nuvoletta, incazzato nero, che vorrebbe ridiscendere in terra e fare una strage; costretto, poveraccio, ad andar dal padre a confessarsi ogni mezz’ora per aver peccato in pensieri.

Come ho riso l’altro giorno, leggendo del leghista genovese, che contrariato mentre distribuiva i volantini a difesa del crocefisso, ha iniziato a far scendere dal cielo Dio, Gesù, Giuseppe e Maria a colpi di bestemmie. Una scena, confesso, alla quale avrei voluto assistere anche pagando.

Non so chi disse che un popolo ignorante è più facile da comandare, ma so che Leo Longanesi [non sospetto] disse: “Non è la libertà che manca. Mancano gli uomini liberi.”

Evadere dalla prigione dell’ignoranza è più facile di quanto non si pensi; basterebbe avere ancora un pizzico di curiosità, provare piacere nel conoscere e pensare.

martedì 1 dicembre 2009

2050 ... un tempo ragionevole

2050 ... un tempo ragionevole (di Rita Pani)

È probabile che nel 2049 i bisnipoti dei grandi della terra, si riuniranno al Polo Nord (unico angolo del pianeta ancora vivibile con temperature che oscilleranno tra i 6 e i 20°) per stabilire che dovranno fare qualcosa di utile per il clima, entro un anno. Magari inventare una fibra artificiale con le stesse caratteristiche dell’amianto, ma che non procurino l’asbestosi.

Da anni ormai si riuniscono in immense conferenze sul clima, stabilendo che entro il 2050 si dovrà trovare la soluzione. Tradotto, da anni ormai si vanno a fare un paio di giorni di vacanza senza avere la minima intenzione di risolvere un problema che altresì aggravano, con politiche da scempio ambientale nella totale e colpevole indifferenza.

Come sempre per le cose importanti si guarda all’America, e ora si può affermare senza timore di smentita, che per certe cose potrebbe sembrare un panorama assai migliorato, da quando a reggere l’impero c’era bush. Se non altro siamo sicuri che mai più verrebbero elargite perle di saggezza texana come: “Per risolvere il problema degli incendi in California, si potrebbero tagliare tutti gli alberi.” [bush] Si sa per esempio che uno dei metodi adottati dall’amministrazione Obama per ridimensionare la crisi economica, è stato il finanziamento delle energie alternative. Di contro si sa anche, però, che questa alla lunga potrebbe essere la nuova e deleteria “bolla” che porterà esattamente al punto di partenza. Ma che ci vogliamo fare? Prima il capitale poi tutto il resto.

Per questo quindi il 2050 sembra essere un buon numero. Un buon numero di anni per finire di depredare i giacimenti petroliferi, un buon numero di anni per cannibalizzare le economie dei paesi produttori, un buon numero di anni per mettere una distanza tra i colpevoli e la responsabilità morale, politica e chissà mai penale.

Riunire i grandi (bastardi) del mondo resta comunque un momento importante, sempre molto curato nei dettagli coreografici, molto importante per discutere e fare affari. I riflettori si accendono, le parole si sprecano, e le immagini restituiscono l’illusione che ci sia davvero qualcuno che pensa a noi. La realtà invece è quella che, salvo qualche paese virtuoso che applica una personalistica politica a tutela dell’ambiente, il resto del mondo se ne fotte allegramente, sempre seguendo l’unica religione possibile a venerazione del dio denaro.

E anche qua l’Italia si distingue nel peggio tra il peggio, al pari dell’Africa e del mondo dimenticato. I rifiuti tossici in mare, i finti termovalorizzatori e l’immondizia scomparsa, le inchieste per disastro ambientale di cui non si sa più nulla, gli affari della mafia e tutto il peggio che vi può tornare alla mente. Vi siete accorti che ormai da quasi due anni, nessuno parla più delle centraline di rilevamento del pm10 nelle città, delle targhe alterne, delle domeniche a piedi? Sono i miracoli di questo governo probo, che fa scomparire l’inquinamento, i ricoverati per patologie polmonari da esso derivanti, e che giura: si tornerà al nucleare.

Magari nel 2050 ci sarà un mio nipote a scrivere: “Miiiiinchia! Troppo avanti mia nonna!”

lunedì 30 novembre 2009

La mafia non strozza. Uccide.

La mafia non strozza. Uccide. (di Rita Pani)

Nemmeno quest’ultimo atto della commedia storica italiana può essere considerata una farsa. Come ogni cosa, non è solamente una farsa, ma un piano strategico studiato a tavolino dai consulenti profumatamente pagati per manipolare la realtà fino a farla diventare burletta. Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti in un suo film, ed è tristemente vero.

Le dichiarazioni di ieri dell’oltraggioso tizio del consiglio, non sono eresie, ma un ulteriore tentativo di lobotomizzare un popolo già privo di volontà e coscienza. “Strozzerei chi ha scritto La Piovra … su di me accuse infamanti … scrivere di mafia fa male all’Italia.” Cito a memoria. Ed ecco servito l’ultimo boccone avvelenato. Far passare l’idea che la sua vicenda mafiosa sia frutto dell’immaginazione di un abile sceneggiatore di fiction, serve ad insinuare nella mente dell’italiota medio che tutto sia irreale, una finzione scenica, un filmetto da trasmettere a puntate su rotocalchi e televisioni. E anche questa sua distorsione della realtà diventa “la realtà” quando la procura di Firenze colpevolmente decide di specificare – a mezzo stampa – che berlusconi non è indagato a Firenze per mafia.

La cosa davvero interessante (ma per me divertente) è che la notizia della sua probabile ed ennesima inquisizione sia stata data dai SUOI giornali igienici: IL GIORNALE e LIBERO. Eccolo quindi il boccone avvelenato: la polpetta la lancia lui stesso, e poi ci costruisce sopra la solita litania del perseguitato, odiato, vessato martire di “certa” magistratura comunista. [“Sono accuse infondate e infamanti. La maggior parte della magistratura è di sinistra e per questa ragione cerca un pretesto per attaccare il tizio del consiglio”]

Facile no? Quasi banale.

La domanda che l’itaiota non si porrà mai è questa: “Perché mediaset ha querelato immediatamente Repubblica per aver scritto che Fininvest si costruì con soldi della mafia, ma berlusconi non ha querelato il giornale e libero per aver scritto “silvio indagato per mafia”? la risposta è troppo semplice perché io la scriva.
La realtà che si contrappone a questa nuova fiction è altrettanto banale: c’è un tale di nome Spatuzza che meglio di un cantante sul palco di San Remo ha iniziato ad allietare le orecchie di chi lo sa ascoltare, ed è giunto il momento di far si che la sua musica appaia stonata. C’è la storia che bene o male, da tanto tempo sta scritta sugli atti delle procure e sui giornali, persino La Padania di qualche anno fa, prima dei contratti di coalizione di governo pagati fior di milioni e sottoscritti davanti ai notai milanesi, dice quel che è stato e quel che è. C’è la poca memoria e la pigrizia mentale di chi non si appassiona più alla storia scritta sui libri, ma preferisce guardare quella raccontata in immagini sui televisori.

È c’è sempre chi non comprende quanto siano importanti le parole: lui strozzerebbe chi scrive di mafia, chi ha scritto i libri, chi ha raccontato la storia. Lui li strozzerebbe.

In onore e memoria di chi di mafia ha scritto, raccontato, insegnato e per questo è stato brutalmente ammazzato.

domenica 29 novembre 2009

Sovversivo

Sovversivo (di Rita Pani)

«In arrivo un avviso di garanzia». Il tizio del Consiglio : «Mi sono occupato di Cosa Nostra soltanto per raccontare le storielle»

Come dargli torto? Nel suo immenso repertorio, che va dal malato di AIDS al lager nazista, ce ne sarà sicuramente una anche dedicata alla mafia: “C’erano un tedesco, un inglese e un siciliano …” magari la racconterà durante la diretta fiume in TV che ogni tanto minaccia, per spiegare a tutti gli italiani perché e come i giudici comunisti vogliano sovvertire lo Stato.

Intanto, subito dopo i festeggiamenti per l’abolizione del lodo Al Fano, i giornali con soddisfazione annunciavano “Riprende il processo per corruzione.” In effetti è vero, il processo Mills nella parte dedicata al corruttore del consiglio è ripreso, con la volontaria estromissione dei giudici che hanno fatto condannare l’avvocato inglese, e con due udienze rimandate per “legittimo impedimento”, oltre che con il tentativo del deputato onorevole avvocato, di non far usare nel processo del suo padrone corruttore, gli atti del processo del corrotto.

Sovversivo. È bello il significato del termine; quasi romantico. Atto a mandar sossopra … ad abbattere … a violare. Ma se un tizio che governa lo stato tenta di abbattere il sistema giuridico dello stesso stato, non sarà forse un sovversivo? No, non in Italia. In questo paese è un perseguitato.

È un paese simile a un motore diesel di vecchia concezione, di quelli che davano il meglio di loro alla lunga. Ci voleva Spatuzza a raccontare dei soldi della mafia che fecero grande la Fininvest dell’uomo che si era fatto da solo. Perché agli italioti non bastava sapere della banca Rasini, quella che Sindona definì la banca della mafia. Perché non basta e non basterà la condanna di marcello dell’utri, la vicenda di Vittorio Mangano, le bombe, i ricatti, le minacce, le infiltrazioni mafiose nel governo.

Si continuerà a parlare di “certa magistratura politicizzata” quando andrà bene, e di giudici palesemente comunisti, quando interrotto un suo festino, il tizio del consiglio telefonerà in diretta TV col suo fare arrogante da capo tribù dell’Africa centrale.

Magari prima o poi sarà palese che ci governa un tizio che vive sotto ricatto delle mafie (il caso cosentino lo spiega bene) ma a quel punto il processo di normalizzazione sarà così avanti, che a nessuno importerà la verità. Sarà più semplice credere che anche la mafia è un’invenzione dei giudici eversori, e che per vivere tranquilli e sicuri sarà sufficiente eliminare i “negri”. A quel punto forse sarà visibile anche lo spreco di denaro pubblico della tangente faraonica che è la farsa del ponte sullo stretto di Messina, ma l’italiota troverà qualcosa di meglio da osservare divertito e schifato, forse un’altra storiella di sesso e di droga. Quel tanto di merda altrui che fa sentire tutti i comuni mortali dolcemente avvolti in una vita profumata.

sabato 28 novembre 2009

Galera? No, guerra civile.

Galera? No, guerra civile. (di Rita Pani)

In Italia fa impressione, sentire il tizio a capo del governo parlare di guerra civile? No, nemmeno un brivido e tanto meno un conato di vomito. Il popolo italiota è immune, ma non perché abbia sviluppato una pelliccia di orso sullo stomaco, semplicemente perché ormai è lesionato al punto tale da non riuscire nemmeno a dare il giusto valore alle cose. Tutto, anche quando non lo è, appare normale. Anche se perdessimo del tempo a spiegare cosa vuol dire “guerra civile”, se evocata da un capo di governo, non si farebbe una piega. Anzi, sono convinta che troveremmo, senza troppa difficoltà il rappresentante fedele della massa deforme di italioti pronto a dire: “Eh, ma certo, ha ragione, con tutti questi giudici comunisti! Si dovrà pur difendere.”

Come gliela spieghi, agli italioti, la bestialità che ha portato al ribaltamento di concetti elementari per cui oggi in Italia, il nemico da abbattere è la magistratura? È impossibile dal momento che lo stesso popolo lobotomizzato ha delegato alla gestione della cosa pubblica, un tizio che durante una campagna elettorale incentrata “sulla sicurezza”, ha elevato Vittorio Mangano, un mafioso, allo satus di eroe.

La guerra civile, dice Wikipedia, è un conflitto di vaste proporzioni nel quale le parti belligeranti sono principalmente costituite da persone appartenenti alla popolazione di un unico paese. Ora, di grazia, come si potrebbero identificare le parti belligeranti in Italia? “Guardie contro ladri? Società civile contro mafia?” In una guerra civile, il cittadino deve schierarsi e mi pare di immaginare i vecchietti al tavolo dell’osteria: “Io sto con i magistrati! No Viva gli imputati.”

So anche che quando un megalomane e criminale, ha il controllo diretto delle forze dell’ordine, e soprattutto quando in nome di una fantomatica sicurezza, ha già schierato l’esercito per strada, forse dopo aver ventilato l’ipotesi di una “guerra civile”, dovrebbe renderne conto alla popolazione. Ma questo ci riporta al principio, dato che la popolazione italiota è quel che è: “Ha detto guerra civile?” spallucce, mentre il servo bonaiuti smentisce l’affermazione, senza nemmeno dover far ricorso a una di quelle scusanti già collaudate in passato: “Il presidente ha bevuto un bicchiere di champagne (mica di Tavernello) di troppo”; questo quando il tizio affermò durante un’intervista che mussolini non aveva mai ammazzato nessuno, e che i giudici erano antropologicamente diversi e mentalmente disturbati.

Arrivati a questo punto, temo che ribadire una volta ancora che l’Italia è tenuta in scacco da un malavitoso, che sta al governo solo ed esclusivamente per evitare in ogni modo di essere processato e condannato, non servirebbe a nulla. Ammettere che probabilmente l’unica soluzione possibile è un salvacondotto che lo porti a finire i suoi giorni in un paradiso fiscale, circondato da servi puttane e dobloni d’oro, è doloroso. Constatare che dopo un malfattore sarà l’ora dei fascisti, quelli veri, è bene dirselo perché troppe volte siamo stati facili alle illusioni.

venerdì 27 novembre 2009

La doppia (ma anche tripla o quadrupla) morale.

La doppia (ma anche tripla o quadrupla) morale. (di Rita Pani)

Ci avevate creduto davvero? No, non al fatto che riducessero l’IRAP, l’IRPEF, che abolissero il bollo auto, che intervenissero sugli affitti. Avevate creduto davvero nella bufala della pillola abortiva, che col suo nome astruso pareva una specie di robot della Prinz: RU486?

Alla fine di Luglio l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) dopo aver dato parere favorevole alla commercializzazione della pillola abortiva, ne prevedeva l’utilizzo nelle cliniche a partire da Settembre. Siamo a Novembre, e il governo ha deciso che la donna oltre che partorire con dolore, dovrà abortire tra le fiamme dell’inferno. Si attende ora la verifica del ministero della salute. Un ministero che in effetti nemmeno esiste in Italia, essendo stato accorpato a quello del “welfare” che pareva brutto chiamarlo lavoro, in un paese in cui il lavoro sta scomparendo.

D’altronde, ad Agosto, quando si espresse l’Aifa, s’era espresso anche il vaticano, promettendo nuove crociate, roghi, e torture della Santa Inquisizione. E alle minacce della chiesa, i nostri governanti, sono veramente sensibili. Lo stop è stato votato dai rappresentanti di pdl e lega, notoriamente i più cattolici di tutti i cattolici. I primi notoriamente odorano di mafia, tendono a non pagare le tasse, vanno a puttane, hanno la famiglia e quattro o cinque concubine, rientrano nelle memorie del pentito Spatuzza, ma vanno in chiesa tutte le domeniche. Gli altri sono assai noti per le loro battaglie a favore della cristianità più integralista; come non ricordare i loro cristiani paladini come borghezio, calderoli, maroni, bossi, tosi. Tutti uniti nella caccia al clandestino, pronti ai rastrellamenti, allo sfruttamento dell’essere umano inferiore per razza e colore.

E la chiesa? C’è da ammettere che la chiesa è da sempre contro l’aborto, e se non altro in questo caso almeno ha dimostrato coerenza. Sì. È vero, il papa stesso era stato relatore della lettera ai vescovi “Crimen sollicitationis”, ossia il modo per nascondere agli occhi del mondo anni e anni di abusi sessuali sui bambini, ma l’aborto per la chiesa è inaccettabile. Quasi come se ogni bambino non nato, potesse essere un sollazzo in meno per questo o quel prelato. La chiesa del boss della banda della magliana, seppellito in una basilica. La chiesa dello IOR che faceva affari con ogni tipo di mafia per finanziare (santo subito) la caduta del comunismo e il pupazzo Lech Walesa.

Potrei continuare, ma non servirebbe. Se Dio ci fosse, oggi stesso invierebbe una saetta in Parlamento per incenerirli tutti, ma non c’è. Anzi, leggiamo che Marrazzo, ha scritto al papa chiedendo perdono “per le sue debolezze”. Ma allora perché il governo non si è accordato col vaticano? Avrebbero potuto alleviare le sofferenze della donna, magari stampando sul bugiardino la prescrizione delle cantilene da sciorinare per ottenere il perdono per aver abortito: una pastiglia al giorno per tre giorni, da assumere con un bicchier d’acqua, 10 Pater, 10 Ave et 10 Gloria. Amen.

giovedì 26 novembre 2009