Ce la farò... magari solo perché sono erba cattiva. (di Rita Pani)
Oggi è una giornata nata male, una di quelle che non finirà col calare della notte. Sarà un oggi destinato a durare a lungo, a fustigarmi, a farmi male. La mia amica Roberta, che mi conosce bene, e che di bene me ne vuole tanto, ha fatto riapparire dal cilindro questa cosa che scrissi tempo fa. La ripropongo come medicina. Il profumo di una saponetta, il sole malato, il giallo del melograno, e persino il ticchettare della tastiera a dirmi che potrò andare ancora avanti.
"C'è tutta un'umanità disperata, alla deriva che vive in una dimensione diversa dalla nostra. Noi che siamo, in fondo, l'ultimo scalino prima di loro, noi i piccolo borghesi, aggrappati alle piccole comodità viviamo nella paura di varcare il loro confine e forse per questo li ignoriamo?"
Come si raccontano certe cose? Mia madre direbbe: "Certe cose NON si raccontano, e basta!"
Può accadere un giorno, di trovarsi a fare una fila, con lo sguardo basso fino ai piedi. La cosa che si nota per prima sono le scarpe. Le tue sono sicuramente più decenti di quelle che ti stanno accanto. La seconda cosa che fai, dopo aver posato gli occhi sulle scarpe, è portarti un avambraccio al naso, e respirare profondamente.
Perché anche il tuo odore è meglio di quello che ti circonda. Tu ancora hai un posto in cui dormire, e una doccia dove lavarti.
Non sei capace a fare la fila, non sei attento, perché in cuor tuo ti dici che quello non è il tuo posto, che quella non è la tua vita. Le scarpe vecchie quindi ti superano, ti scavalcano, e quando arrivi all'interno dello stanzone, del pane c'è rimasto il profumo. Rimedi una confezione di yogurt bianco, un succo di frutta,
e un pacco di biscotti tutti rotti.
Oh, se piangi quando vai! E nemmeno ci torni il giorno dopo... Ma la vita non mantiene le promesse che ti aveva fatto, e allora ti ci ritrovi un'altra volta ancora, ma questa volta una mano che profuma di nonna (quelle saponette rosa, che credo fossero Palmolive, che mia nonna teneva al bagno e dentro i cassetti della biancheria), ti ferma e ti spiega che quella non è la fila per te, che quelli sono i disgraziati, gli slavi e ubriachi. "Devi da stà qua, che semo solo poveri".
Quando finalmente (dopo poco tempo) si risale il gradino, a lungo ti accompagna quel senso di violenza subita, la frustrazione dell'umiliazione. Poi un giorno smetti improvvisamente d'essere imbecille e ti ricordi
con affetto dell'odore della saponetta, e sei un po' più capace di affrontare la vita.
;-)
giovedì 5 novembre 2009
sabato 26 dicembre 2009
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