La diretta (di Rita Pani)
(Yes Spatuzza Day)
Scrivo romanzi. Intreccio fili. Certe volte, mentre scrivo, allungo lo sguardo fino a perderlo, cercando lontano le movenze dei miei personaggi. Devo riuscire a vederla bene, quella giovane donna che si muove tra la folla, l’uomo con la barba che fuma un sigaro o la pipa. Devo riuscire ad essere là, nella piazza che sto de-scrivendo, come se potessi vivere l’immagine che mi accingo a raccontare. Per fortuna i miei romanzi li scrivo in questa Italia, così varia e surreale che giorno dopo giorno mi diventa alimento e veleno. Le idee, insomma, non mancheranno mai.
Giorno 4, diretta streaming. Repubblica: la diretta. Il Corriere: la diretta. L’Unità: segui la diretta su Radio Radicale … e molti altri siti per vivere la storia, in quest’era multimediale
Qual è l’evento che in questa mattina piovosa prende il posto di un derby calcistico, al quale nessuno mai vorrebbe mancare? L’elezione dell’Imperatore? Lo scoppio della terza guerra mondiale? La firma della pace perenne? La vittoria del bene sul male? No. Un pentito di mafia dal bizzarro soprannome, u tigusu, che testimonierà al processo d’appello per associazione esterna alla mafia, di un senatore della Repubblica italiana, già condannato a 9 anni in primo grado. C’è attesa, perché forse davanti ai giudici parlerà anche del presidente del consiglio. Ora che scrivo – sono passate da poco le 11 del mattino – la diretta è già iniziata e riporta le frasi del senatore: 10.55 “Spatuzza ha interessa a buttare giù il governo che gli lotta contro.” Può dirlo. È un suo diritto. Il senatore della Repubblica, facente parte della maggioranza di governo, condannato a 9 anni per collusione con la mafia, può dirlo. In fondo Spatuzza nelle sue rivelazioni ha indicato dell'utri e berlusconi come i referenti politici delle stragi di mafia del 1993. L’imputato ha diritto alla difesa.
Giorno 5, No b Day.
Il popolo scende in piazza per chiedere le dimissioni del presidente del consiglio, sotto lo sguardo attento di opinionisti e politologi, di maggioranza e opposizione. Qualche cittadino, forse, nemmeno lo saprà mai, ma noi ci saremo. Se ne parla, si sviscerano le tesi a favore e quelle contro, si fanno previsioni si tirano anticipatamente le somme: sarà una festa! Siamo incazzati. Nessun colore tranne il viola. Io porto i miei colori. Io opto per un beige neutrale, io vado perché basta.
Io andrò anche perché oggi l’Italia che possiede la fortuna di Internet, di tanto in tanto cliccherà su una di quelle dirette. Io andrò per la vergogna che provo ad essere scambiata “per un italiana”.
Io andrò perché ritengo questo governo reo di appropriazione indebita di beni assai più lussuosi dei danari. Ci hanno rubato nel corso degli anni, il senso di parole quali “libertà, democrazia e popolo.” Hanno violentato così a lungo queste tre parole, che oggi persino l’ultimo degli imbecilli le usa nelle sue accezioni più ignobili: la libertà è quella di delinquere restando impuniti, la democrazia è una sorta di servile obbedienza al danaro del padrone e al potere che egli stesso distribuisce ai suoi accoliti; il popolo – che schifo – è quello che teoricamente ha autorizzato la comune delinquenza a governare e legiferare in modo tale che si potesse continuare a delinquere senza timore di pena.
E per favore la smettano gli esimi politologi di affannarsi a spiegare che “comunque” nessuno si dimetterà il 6 Dicembre. Sappiamo bene che non è questo il modo costituzionale, sappiamo bene che come “popolo” non abbiamo alcun titolo per rivendicare alcun che. Non siamo così imbecilli da credere alla favola di un presidente del consiglio che si dimette dopo che glielo ha chiesto il popolo, quando non si è dimesso dopo aver visto il suo nome accostato alle stragi del 1993.
… E siccome scrivo romanzi, punterò lo sguardo lontano, a cercare le movenze di un popolo, uno vero, che finalmente ha compreso che non è più tempo di bandierine e feste colorate, e che ormai è giunto il tempo dei forconi.
venerdì 4 dicembre 2009
sabato 26 dicembre 2009
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