sabato 26 dicembre 2009

E dopo?

E dopo? (di Rita Pani)

Io do una cosa a te, e tu dai una cosa a me. Do ut des. In politica è abbastanza normale. Quindi la lega rende un ministero, e si prende il Veneto. Anche questo è piuttosto normale; è la regola della spartizione del potere all’interno di una coalizione di governo. Quello che risulta essere meno normale, è che le regole della spartizione del potere coinvolgano anche l’opposizione, soprattutto quando l’elargizione appare una sorta di ringraziamento per il favore promesso: io ti do il COPASIR perché tu sei stato tanto buono da esporti pubblicamente, per avallare l’impunità del padrone del consiglio.

Guardando lo scenario politico italiano, l’unica cosa sensata da fare sarebbe la valigia, e invece ci ostiniamo a restare, convinti che prima o poi saremo chiamati, dalle nostre coscienze, a combattere. Combattere si fa per dire, ovviamente, perché le lotte sono da intendersi pacifiche, civili e democratiche. Si deve combattere per cambiare. Provate a dire questa frase a qualcuno e vi sentirete rispondere: “Noi abbiamo il potere delle urne. Col nostro voto potremo cambiare.” Ma è vero? Abbiamo davvero il potere nelle mani, perché possiamo esercitare il nostro diritto al voto?

Pensando alla giunta regionale siciliana verrebbe da ridere. La giunta formata dagli esuli berlusconiani si regge con l’appoggio del PD, e mi piacerebbe sapere quali siano i sentimenti dei cittadini che con abnegazione e persino un po’ di convincimento, sono andati a porre la loro ics sul simbolo della speranza democratica.

Oggi si riparla addirittura di bicamerali, si rispolvera la bozza Violante per le riforme condivise, ci arrivano messaggi di distensione probabilmente per farci scordare gli intenti più volte enunciati dall’emulo del mascellone dalle sue televisioni e dalle piazze. Tutto ovviamente dopo le elezioni regionali, perché la si deve fare sporca ma non poi così evidentemente sporca. Nel frattempo, mentre il tizio del consiglio ci informa proprio ora “che andrà avanti per il bene del paese”, ecco rispuntare gli alleati: Veltroni e D’Alema che si litigano la competenza della politica. Anche in questo caso, l’elettore medio del PD sarà felicissimo di vederli riapparire quando pensava di averli archiviati.

Ma non basta; se avevamo qualche dubbio sul nostro reale potere delle urne, ieri Casini ha detto che il dopo berlusconi c’è già, ed è lui. Che culo! Ho visto che ha coniato una sorta di nuovo slogan, uno dei suoi: “L’estremo centro”. Cosa avrà voluto dire? Che la democrazia cristiana è diventata un partito estremista? O che si colloca all’estremità del centro scivolando da destra a sinistra a seconda di come tira il vento? Difficile dirlo.

Intanto questa mattina con grande sorpresa, ho trovato tra le mie email, l’ennesimo invito alla costituzione di un progetto che guardi a sinistra con la memoria di Gramsci e Berlinguer. Una cosa comunista, insomma, di cui davvero si sentiva il bisogno. Sapete com’è, più siamo e meglio stiamo, e non saremo mai abbastanza. Un po’ come accadde a ridosso della prima catastrofe elettorale e nel giro di due mesi, ricevetti ben 8 inviti a partecipare a 8 costituenti comuniste. In fondo noi siamo maestri dei “mille distinguo”. Sì, siamo tutti comunisti coi però.

Però abbiamo sempre il potere delle urne. Non scordiamolo mai. E abbiamo il grande potere dell’onda viola, dicono; il grande movimento che rivendica a gran voce il suo essere apartitico e apolitico. Non fa una piega, mi pare, no?

A volte ho come l’impressione che la sinistra non sia nemmeno in coma irreversibile. Ho quasi la certezza che qualche bastardo abbia staccato la spina.

Dom alle 12.36

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