sabato 26 dicembre 2009

HASTA SIEMPRE COMANDANATE

HASTA SIEMPRE COMANDANATE (di Rita Pani)

42 anni fa, uccisero Ernesto Che Guevara. Tre delle sue foto più belle le ho nella parete alla sinistra della mia scrivania. Fuma lui, fumo io mentre scrivo. Lo guardo spesso quando penso, o quando poggio i piedi sul tavolo e mi tiro indietro con la sedia. Oggi avrebbe 81 anni, e molte cose da insegnare, molte più di quelle tramandate con le sue gesta o con i suoi scritti. Avrebbe certamente da raccontare, come dovrebbero fare i vecchi, se solo qualcuno si prendesse la briga di stare ad ascoltare.

Altre volte, quando il mio umore è rabbuiato dalla realtà della vita, sono quasi “contenta” che sia morto e non abbia visto rovinare il mondo, più di quanto non fosse quando ancora combatteva. Le sue frasi sono citate – tal volta a sproposito – da chiunque, le sue frasi rimbombano tra i pensieri che si affollano, dinnanzi a un mondo sempre più povero e sempre più in guerra. La sua effige pareva sputtanata dalle magliette che dicono, si portano per moda. La storia l’ha conservato, l’uomo ha provato a vivisezionarlo, ridicolizzarlo, renderlo persino criminale.

La sua morte avrebbe potuto indurre le future generazioni a smettere di lottare per un mondo più giusto ed uguale. Avrebbe potuto spiegare che il danaro è l’unico Dio veramente venerato. Che chi combatte la disparità del danaro muore.

Siamo ancora qua, a volte persino col suo viso sul nostro petto – noi che non lo indossiamo per moda – ed è questo che dà il senso all’Uomo. Lasciare di sé, dopo la morte.

Hasta Siempre Comandante

venerdì 9 ottobre 2009

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