sabato 26 dicembre 2009

Crocifiggiamo la gelmini.

Crocifiggiamo la gelmini. (di Rita Pani)

… e per favore non mi denunci, la mia vuole essere una crocefissione metaforica, in onore alla sua beata ignoranza.

Io, di mio, non sono contraria ai simboli religiosi, tant’è che da anni ho la foto di papa Benedetto icsvui affissa in una parete del bagno. Per me i crocefissi potrebbero stare benissimo dove stanno, sempre che le pareti della scuola siano abbastanza solide da reggerne il peso. Ho visto cose peggiori appese in certe pareti, ve lo posso garantire. Il quadro del Sacro cuore di Gesù, con lampadina e interruttore che mia nonna teneva sopra il letto, per esempio. Indescrivibile.

Se fossi cattolica, chiederei alla gelmini di definire meglio il concetto di “tradizione”. Davvero ella crede che sia semplicemente un’usanza ormai acquisita, esporre nelle scuole il crocefisso? Se così fosse ci ritroveremo ad avere le aule delle scuole piene di ferri di cavallo, cornucopie, cornetti di corallo appositamente fatturati da Ciciriello o’mago di Pozzuoli.

Il fatto che sfugge alla ministro della distruzione, è che il simbolo religioso è qualcosa che dobbiamo al Concordato tra Stato e Chiesa, ossia quella sorta di contratto capestro che mussolini firmò illo tempore, e che non si capisce come venne anche ripreso dalla Costituzione Italiana. In merito alla religione, infatti, soltanto nel 1984 si mise mano agli articoli interessati, eliminando il concetto che la religione cattolica fosse la religione di stato, ma questa concessione che la chiesa fece all’epoca a bettino craxi, ci costò l’invenzione del pizzo dell’8 per mille.

Pertanto l’obiezione che il crocefisso nelle aule scolastiche sia semplicemente “una tradizione” non può far altro che sottolineare, ancora una volta, quanto sia profondo il pozzo dell’ignoranza del ministro all’istruzione, e che forse sarebbe il caso che cambiasse mestiere.

martedì 3 novembre 2009

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