Stranamente non è il momento delle polemiche. (di Rita Pani)
Non è il momento delle polemiche. In Italia si dice sempre così, quando i cadaveri delle stragi annunciate sono ancora caldi. Poi passato il rigor mortis, e seppelliti con più o meno onori, quando finalmente sarebbe il momento delle polemiche, non se ne parla più perché ci sarà altro di cui parlare. I morti della Thissen, quelli di Viareggio, i morti abruzzesi, i morti di Capoterra, ed ora i morti di Messina, tutti più o meno annunciati, ora meritano il rispetto che non hanno meritato da vivi.
Non sarà quindi il momento della polemica, ma è certamente il momento migliore per esigere il rispetto per chi resta, per chi fortunatamente questa volta non è stato ingoiato dal fango, dalle macerie di un terremoto, da un disastro ferroviario, da un prevedibile e previsto incidente sul lavoro.
Diranno che la pioggia non è controllabile dall’uomo, e mentiranno. Diranno che le catastrofi naturali arrivano, forse mandate da Dio, l’unico che pare averne davvero il controllo, e invece si muore in guerra o in pace, sempre per colpa del danaro. Il profitto di pochi ne uccide troppi, quando non si tengono efficienti i treni per risparmiare, quando si costruisce con la sabbia di mare per rubare, quando non si mettono in sicurezza le fabbriche per non intaccare i profitti, quando si costruisce selvaggiamente in attesa del condono che verrà, quando non si stanziano i danari per mettere in sicurezza i territori. C’è assai poco di divino e naturale in tutto questo, c’è solo la mano dell’uomo.
Poi c’è il resto: perché se dici queste cose sei una cassandra, un’anti italiana, una che rema contro il governo dei fatti, una comunista. Lo show è appena cominciato, poco importano i morti che già si contano oltre la decina. Quel che conta è l’orgoglio con cui la mano armata di dio è arrivata via mare a Giampilieri già alle due di questa notte, perché evidentemente la macchina funziona, dal momento che l’allerta meteo era già stata data ieri (bertolaso).
C’è rischio che questa nuova mattanza divenga un nuovo miracolo italiano: casette gonfiabili e galleggianti, in un paio di nuovi quartieri di Messina, con verde pubblico, spumante, torta e biglietto di auguri per un nuovo inizio, proprio sotto il ponte. Non è ironia, è cinismo.
È dal 2007 che si attendeva la tragedia, leggo sui giornali, e ancora, è da tempo che si chiedono soldi per sanare il dissesto, soldi che non sono mai arrivati. Ma se il disastro era stato annunciato, ci sarà poi qualcuno chiamato a risponderne? Probabilmente no. Questo è il governo dei fatti, del piano casa che autorizza ancora e ancora l’abuso edilizio, ma soprattutto è il governo del ponte e delle opere maestosamente ambiziose, come fu la Berlino del marmo e dei colonnati, o l’Italia dell’EUR. L’Italia dei consorzi da foraggiare per le opere faraoniche che non si faranno mai, laddove oggi scorre il fango.
Ma ora rischierei di sparare sulla croce rossa e francamente non mi darebbe nessuna soddisfazione; viviamo in una strana fiction dove solo i morti, purtroppo, sono reali.
venerdì 2 ottobre 2009
sabato 26 dicembre 2009
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