mercoledì 23 dicembre 2009

Io del G8 non ne voglio parlare

Io del G8 non ne voglio parlare (di Rita Pani)

Io del G8, francamente, nemmeno ne vorrei parlare, perché scriverei un sacco di parolacce, e non è bello. Purtroppo però, ogni tanto durante la giornata devo riposare la gamba, ed è inevitabile: accendo la TV. Così stamane, mi sono soffermata su Sky TG 24 su 24 G 8. Ho appreso per bocca di un pezzo grossissimo della protezione civile, quali saranno i benefici che questa ignobile e costosa farsa porteranno alla città de L’Aquila: tre giorni di attenzione mediatica e pubblicità gratuita.

È probabile che con le nuove riforme, in Italia si sia cambiato per decreto anche il significato del termine gratis. La realtà è che dei costi reali di questa operazione mediatica, di questa farsa propagandistica, noi non sapremo mai nulla, salvo qualche indagine postuma che svelerà, finalmente, chi si è intascato le centinaia di milioni di euro per mettere le mani prima alla Maddalena, e poi in un piccolo paesino dell’Abruzzo.

Quel che è sicuro, per ora, è che i grandi della terra mangiano parecchio, visto che alternano “colazioni” e pranzi di lavoro, per discutere sulla fame altrui, per impegnarsi formalmente a donare aiuti e danari che non scuciranno mai. È certo che in Italia affermare che i grandi della terra pranzano insieme per discutere di energie rinnovabili è una minchiata stratosferica, dal momento che per le illuminate menti italiote, il nuovo e il futuro sta racchiuso nell’energia nucleare da produrre con tecnologie che, se e quando approntate, saranno già vecchie. L’Italia che parla del clima, dopo la pericolosissima operazione spazzatura a Napoli, orchestrata dal venditore di aspirapolvere, e attuata dall’onnipresente bertolaso, che ha fatto sparire i rifiuti per far riapparire i liquami sulle strade di Chiaiano dopo un semplice allagamento, è una minchiata ancor più grande.

In fondo, siamo il paese che ha ascoltato senza rabbrividire le parole del palazzinaro di Arcore, che dinnanzi ai crateri del terremoto, ha detto orgoglioso: “è il cantiere più grande del mondo” (e qua ci sta benissimo un : Che culo!) Probabilmente quindi, l’unica verità che resterà scritta su questo G8 è la prima dichiarazione che ho trascritto: “una grande vetrina mediatica”. Peccato però che a beneficiarne non sarà il terzo o quarto mondo, e nemmeno l’Abruzzo, ma sempre e solo quel tizio un po’ strano, che ogni volta che vede l’obiettivo di un fotografo, assume la posizione di Carla Fracci, apparendo ancora più strambo di quel che è (fateci caso, basta guardare le zampe dei pantaloni).

E come si usa dire, chiudo con una nota di colore: il giallo. “Ecco che viene consegnato alla signora Merkel un mazzo di margherite gialle.” IMBECILLE! Erano girasoli.

giovedì 9 luglio 2009

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