mercoledì 23 dicembre 2009

Voterò comunista, sì, ma quale?

Voterò comunista, sì, ma quale? (di Rita Pani)

Il fatto è che l’italiano è italiano. L’italiano deve prendere il numeretto dal salumiere, dal dottore, alle poste. L’italiano sgomita. L’italiano pensa che la furbizia sia riuscire a metterla al culo del vicino di casa, al fisco. L’italiano crede che “farla franca” sia un’ambizione, una meta da perseguire.
L’italiano è quello che inorridisce per i rifiuti di Napoli e getta la carta dal finestrino dell’auto, oppure sotterra la carta del gelato in spiaggia, o peggio abbandona i rifiuti (suoi) nei boschi, o nelle pinete. L’italiano è colui che “i doveri” sono sempre una cosa riferita ad altri.

L’italiano vuole fortemente la sicurezza, e per ottenerla dà al rogo un campo nomadi abitato da donne, uomini e bambini.
L’italiano vorrebbe politici onesti, ma nel cuore, nel profondo del cuore, sogna di poter avere a disposizione un giorno un aereo dello stato, per portare a spasso noemi e letizie di 15 anni. Perché per gli italiani sono le loro figlie quindicenni hanno 15 anni, le figlie degli altri, a 15 anni ne hanno sempre 18.
Livellare. Questo sarebbe il segreto. Un deputato e un senatore dovrebbero percepire uno stipendio, due o tre mila euro, perché stasera mi sento generosa. Avere un tornello, presentare il certificato medico in caso di malattia, lavorare 13 ore al giorno dal lunedì a venerdì. Considerarsi un lavoratore a progetto. Cinque anni di contratto, contributi pagati e poi basta. E sui voli – di linea - ti faccio lo sconto, perché è vero, voli per lavoro. Ma paghi.

Livellare. La mente di chi non si indigna sapendo del danaro che circola in ambiente sportivo o artistico; si parla di milioni di euro come fossero bruscolini, e intanto tutto intorno brucia. L’italiano si incazza per Kakà, e non s’incazza per un precario che, finito di lavorare (e nemmeno sempre) prenderà 35 euro al mese.
L’italiano vuole il cambiamento, l’importante è che resti tutto esattamente uguale. Non si sa mai che ci si possa approfittare.
E gli italiani andranno a votare sapendo di essere italiani. Io andrò a votare sapendo di essere comunista, e mai in vita mia mi sono trovata male come ora, non sapendo quale partito comunista io dovrò andare a votare. Voterei Vendola, ma non posso perché sono sarda e il tradimento è tradimento. Voterei rifondazione, ma c’è quel garofano che mi fa orrore. Il PCL in Umbria? Meglio avere i testicoli per un giorno e prenderseli a martellate, fossi in Toscana, in Liguria, in Sardegna o in Emilia Romagna allora sì, non avrei avuto dubbi.
Voterò comunista. Questo almeno lo so.

giovedì 4 giugno 2009

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