Una tizia IDIOTA non mi rappresenterà mai. (di Rita Pani)
Quindi per liberare la donna, bisogna recarsi in un luogo di culto e cercare di denudare le donne presenti. Non so, io sono donna e piuttosto libertaria, ma credo che per Pasqua non andrò in chiesa a togliere il copricapo alle suore. Del resto, in metropolitana, non dico nemmeno a quelle vegliarde mai dome: copriti. Tantomeno ritengo che per liberare una donna si debba pesantemente inquinare la sua storia e la sua cultura. Se pensassi così, ogni guerra che miete vittime innocenti, avrebbe senso. E non lo ha. E poi, valesse il principio di questa stupida siliconata, dovrei ora andare a casa dei miei vicini indiani e togliere i turbante agli uomini? Ditemi di no, vi prego, perché quel signore è pure grosso
Certo Sibilla Aleramo è morta da un pezzo, ma pensare che possa essere sostituita con la signora billioner, se non provoca orticaria, fa almeno venire la diarrea. Non si riesce a capire se le abbiano davvero sferrato un pugno oppure no, ma se fosse vero sarebbe stata legittima difesa. Dato che spesso si trova in Sardegna, perché non le consigliamo di andare a Orune a tentare di togliere i pesanti fazzoletti neri che coprono il capo di certe donne sarde? Potrebbe essere divertente vedere quante mazzate riesce a reggere il silicone che la ricopre.
Oh, so bene le patetiche obiezioni: i padri mussulmani ammazzano le figlie. I padri italiani, spesso massacrano le mogli e i figli, e per quanto faccia comodo pensare che sia un fenomeno esclusivamente ristretto al mondo dell’Islam, non è così. Per questo in Italia, le lotte femministe degli anni 70 portarono alla creazione dei consultori e dei gruppi d’aiuto alle donne. Oggi esistono ancora, fortunatamente aperti a tutte le donne, senza distinzione di razza o religione, ma, grazie ai tagli subiti anno dopo anno, resistono in pochi comuni finanziati dall’amministrazione, o sorgono grazie ai contributi di privati cittadini e donazioni. E non basta nemmeno, perché le violenze familiari restano assai difficili sia da denunciare che da provare.
In questo paese, quindi, il problema delle donne sembra sia legato a un velo o alla religione, e pure questa teoria è una bella teoria di comodo, che serve a nascondere la nostra triste realtà. Inutile che stia a raccontarvi chi sia il ministro per “le pari opportunità” e a cosa si debba la sua rapida carriera. Inutile ricordarvi che ormai, per la donna italiana essere una gran troia, sia un trascorso da inserire nel curriculum. Inutile ricordare che il degrado morale di questo piccolo paese, sia una delle infinite conseguenze del degrado culturale raggiunto a colpi di televisione, di tette e di culi.
A ben guardare, una donna che per sua scelta personale, per religione, per cultura e storia, indossa un velo è assai più libera di quella che per sopravvivere deve togliersi le mutande e strusciarsi contro un vecchio porco, unto di crema arancione, imbottito di viagra, e al quale ogni mattina montano un impalcatura di sughero sulla testa per reggervi sopra la coperta di pelo.
domenica 20 settembre 2009
sabato 26 dicembre 2009
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