giovedì 24 dicembre 2009

Il governo padaliano

Il governo padaliano (di Rita Pani)

Riprendo il filo delle cose, ma con leggerezza, perché fa caldo, perché mi sto rilassando in compagnia di amici, perché il pomeriggio scorre lento e noioso; persino il cane e i gatti dormono in questa casa in penombra.

Ma a noi che ce ne frega, delle avventure erotico/rocambolesche del presidente malato del consiglio? Nulla, dicono quelli che pensano bene, e altri che pensano ancora meglio, ci accusano di invidia del pene moscio. Davvero non riescono a vedere quanto ce ne dovrebbe fregare, perché sono intorpiditi, e non arrivano a capire quale piatto avvelenato ci si accinga a mangiare, in quest’Italia sempre più piccola e meschina.

La lega ricatta il maniaco, i maiali grufolano, e mostrano minacciosi le zanne. Tutti sanno che del maiale non si butta via niente, ma pochi sanno che quando azzannano, i maiali non lasciano resti. L’Italia, lo stato non riconosciuto dai padani, è governato dalla padania. Ma a noi che ce ne frega delle avventure orgiastiche del maniaco del consiglio? Nulla. Siamo falsi moralisti, dicono quelli che pensano ancor meglio di prima.

Un operaio specializzato, assunto con regolare contratto al nord, prende in media 210 euro lordi in più dello stesso operaio, assunto a nero, senza alcuna protezione contrattuale al sud. Fate una semplice ricerca sulle retribuzioni del comparto agricolo in Italia, confrontate i dati dell’Emilia Romagna, e poi confrontateli con Sicilia e Sardegna. Dopo chiedetevi se ce ne può, e ce ne deve fregare di avere al governo un maniaco sessuale sotto ricatto da parte di una banda di incivili leghisti, ignoranti.

Però è consolante sapere che il piano Marshall per il sud, la super agenzia, sarà governata personalmente dal pervertito del governo. È indubbio il suo interesse per il sud, da Napoli a Bari per minorenni o escort (puttane), alla mafia siciliana alla quale per forza deve pagare il prezzo della svendita del territorio. Lui è l’uomo del fare, lo si può vedere nel super cantiere più grande d’Europa allestito all’Aquila, a mero scopo propagandistico, che esploderà in tutta la sua meravigliosa nullità, al primo vento gelato che scenderà dal Gran Sasso.

No, non ci deve importare nulla che le sue perversioni lo abbiano messo in mano a quattro balordi trogloditi con l’elmetto cornuto, che forse dopo quarant’anni hanno deciso che un meridionale puzza un po’ meno di un negro. E quindi favoriamo un’altra volta l’emigrazione interna, e lasciamo che gli schiavi vengano a sud. Tanto a loro basta poco per sopravvivere; stanno in venti in una casa diroccata di cui pagano l’affitto, mangiano alla caritas e comprano nei discount, e se sono clandestini, volendo, si possono anche non pagare. La politica del ricatto paga sempre.

Me ne torno a oziare.

lunedì 10 agosto 2009

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